Il ritorno dell’Hiv nei due “pazienti Boston”, che si pensava fossero stati curati dopo il trapianto di midollo osseo, non ha “schiacciato” le speranze dei medici. Anzi, a detta dei ricercatori, la recrudescenza della malattia potrebbe servire da ispirazione per ulteriori passi avanti. ”Chiaramente non e’ stata una notizia positiva per i pazienti – ha spiegato Steven Deeks, esperto di Hiv della University of California di San Francisco – ma abbiamo guadagnato molta conoscenza su come funziona il virus”. Uno dei primi aspetti positivi della vicenda, a detta di Deeks e colleghi, e’ stato il fatto di aver scoperto che i test attuali sviluppati per rilevare anche tracce minime di Hiv non sono abbastanza sensibili. I pazienti Boston avevano entrambi, oltre all’Hiv, un linfoma che era stato trattato con trapianto di midollo osseo (nel 2008 per uno e nel 2010 per l’altro). Otto mesi dopo il trapianto, continuando a prendere farmaci antiretrovirali, i medici non riuscirono piu’ a rintracciare l’Hiv nel loro sangue. All’inizio del 2013, i pazienti decisero con i dottori di non assumere piu’ farmaci anti-retrovirali e a luglio, permanendo l’assenza del virus, gli scienziati del Brigham and Women’s Hospital annunciarono che erano stati curati. Purtroppo, il virus torno’ ad agosto per il primo e a novembre per il secondo. Attraverso questi casi, gli scienziati hanno detto di aver imparato che il virus ha riserve piu’ profonde e persistenti di quanto si supponeva.