Mentre sul bacino centrale del mar Mediterraneo domina un solido campo anticiclonico di matrice sub-tropicale, legato al promontorio anticiclonico azzorriano attivo in pieno Atlantico, una importante fase di maltempo ha investito le coste atlantiche dell’Africa nord-occidentale, con temporali anche di forte intensità che hanno duramente flagellato le isole Canarie. Come capita sovente nel periodo invernale, quando il solido anticiclone dinamico sub-tropicale spinge le proprie propaggini più orientali fino al cuore del Mediterraneo, una larga fetta dell’Atlantico portoghese e marocchino rimane scoperta agli attacchi perturbati provenienti dalle alte latitudini, dove è attivo il profondo vortice depressionario d’Islanda. Nei giorni scorsi, a causa della spinta del potente anticiclone oceanico verso il bacino centro-occidentale del Mediterraneo, con i propri elementi più orientali giunti fino all’Italia e ai vicini Balcani, una saccatura nord atlantica, spinta da un profondo ciclone extratropicale attivo da giorni ad ovest delle Isole Britanniche, si è intensificata, fiondandosi fino all’Atlantico marocchino.
Scivolando verso le basse latitudini, sotto i 30° di latitudine nord, l’asse di saccatura è sceso a ridosso dell’arcipelago delle Canarie, fino ad essere intercettato dal ramo principale del “getto sub-tropicale”, che dall’Atlantico tropicale si dirige a grande velocità in direzione del Marocco, dell’Algeria e della Libia meridionale. La spinta operata dal “getto sub-tropicale” ha mandato la saccatura in fase di “Stretching”, anticipando velocemente l’evoluzione in “CUT-OFF”, proprio nel tratto di mare antistante le isole Canarie. Nella mattinata di ieri la formazione di questo “CUT-OFF”, a latitudini piuttosto basse, a largo delle coste atlantiche marocchine, ha causato una netta destabilizzazione atmosferica su tutta l’area, favorendo la formazione di una intensa attività temporalesca proprio fra le isole Canarie e le coste del Marocco. Il “CUT-OFF” (vortice ciclonico chiuso in quota) era supportato in quota da un nocciolo di aria molto fredda, di origine ex sub-polare marittima, che ha acuito i contrasti termici lungo tutta la colonna troposferica, visto il passaggio dello stesso sopra le più calde acque superficiali dell’Atlantico orientale. Il forte “gradiente termico verticale” che si è venuto a realizzare, fra l’aria molto fredda presente in quota, legata al “CUT-OFF”, che scorreva sopra l’aria molto più mite e umida preesistente nei bassi strati, ha attivato intense correnti ascensionali che hanno agevolato lo sviluppo di imponenti “Cellule temporalesche marittime” che nella mattinata di ieri hanno bersagliato le Canarie, a suon di rovesci e grandinate.
Nella mattinata di ieri in molte zone delle Canarie il suolo è apparso completamente imbiancato da vari centimetri di grandine, accumulatasi in mattinata, dopo il passaggio di forti rovesci temporaleschi, accompagnati da una intensa attività elettrica. Uno scenario insolito quello delle spiagge imbiancate e delle strade chiuse al traffico per il ghiaccio, per il famoso arcipelago territorialmente appartenente alla Spagna, ma ubicato al largo delle coste del Marocco. Sempre nella mattinata di ieri, sul mare delle Canarie, si è abbattuta una vera e propria “tempesta elettrica”, con oltre 800 scariche, che in certi casi hanno causato l’esplosione di apparecchiature elettriche nelle abitazioni. In totale su alcune isole dell’arcipelago, in poche ore, sono caduti fino ad oltre i 30 mm di pioggia.
A Santa Cruz de Tenerife l’accumulo definitivo è stato di ben 33.0 mm, mentre appena 20.1 mm sono caduti all’aeroporto di Hierro. Ora il “CUT-OFF” si spinge verso la costa marocchina, sospingendo aria fresca d’estrazione oceanica, tramite l’attivazione di una moderata ventilazione dai quadranti occidentali che dalle coste atlantiche marocchine si spinge fino all’entroterra desertico interno, con venti, a tratti sostenuti, che tendono a piegare più da O-SO e SO. Sulla parte settentrionale della costa marocchina la circolazione depressionaria ben strutturata in quota ha favorito l’attivazione dei più caldi e secchi venti di caduta di “Chergui”. Altro non è che è un vento molto caldo, secco e polveroso che investe frequentemente le coste atlantiche del Marocco, con sostenute raffiche da Est e E-NE, provenienti dai deserti interni del Maghreb.
Questo vento può spirare spesso, per più giorni, lungo le coste atlantiche del Marocco, rendendo il clima molto opprimente per il brusco rialzo termico che l’accompagna. Oltre a portare tanta polvere e sabbia dai deserti del Maghreb, esso produce rapide e forti scaldate, con i termometri che nel giro di pochi minuti posso schizzare al di sopra i +43°C +45°C, per l’effetto favonico prodotto dalle raffiche di caduta dai rilievi della catena montuosa dell’Atlante occidentale. Il “Chergui” si attiva ogni volta che l’anticiclone delle Azzorre, disteso lungo i paralleli, poiché schiacciato lungo i paralleli da un rinforzo del flusso zonale lungo le medie latitudini, va ad invadere con il suo bordo orientale il Mediterraneo occidentale, mentre al contempo una “lacuna barica”, con pressione poco più bassa dei valori medi (sotto i 1010 hpa), si va ad isolare davanti l’Atlantico, poco a largo delle isole Canarie o di fronte il Portogallo meridionale.
Questo tipo di impostazione barica predispone le isobare, che si estendono dal margine meridionale dell’anticiclone oceanico, quasi in parallelo alla costa del Marocco settentrionale. Tale assetto delle isobare lungo le coste marocchine origina sostenuti venti da nord-est o E-NE che dall’ovest dell’Algeria si muovono verso il Marocco, convogliando masse d’aria molto calde e secche che si mettono in movimento in direzione del confine marocchino, alle volte accompagnate da tempeste di polvere o di sabbia se il “gradiente barico orizzontale” lungo il bordo meridionale dell’anticiclone delle Azzorre è piuttosto fitto.
Una volta che la sostenuta ventilazione nord-orientale impatta contro la barriera formata dalle montagne dell’Atlante, oltre i 3000-4000 metri, la ventilazione da nord-est tende a essere deviata più da E-NE o da Est (una vera e propria “distorsione orografica”), versandosi verso le coste atlantiche marocchine con una componente più tipicamente orientale, con raffiche anche intense, che possono superare i 60-70 km/h. Difatti, superando le elevate vette delle montagne dell’Atlante marocchino, i venti caldi di “Chergui“, discendendo lungo il versante sottovento (con declivi di ben 2000-3000 metri) verso la costa atlantica, tendono a scaldarsi ulteriormente per effetto della notevole “compressione adiabatica”, raggiungendo le aree sottostanti come correnti d’aria favoniche veramente “bollenti” che causano bruschi ed improvvisi rialzi termici, mentre l’umidità relativa scende sotto il 20 % 15 % (per la “compressione adiabatica”). Nella città di Agadir, nella giornata di ieri, le raffiche da E-NE ed Est hanno raggiunto una velocità media sostenuta di oltre i 40 km/h, facendo schizzare i termometri oltre il muro dei +27°C.