Vi avevamo già anticipato da diverse settimane del suo probabile ritorno, pur in un periodo ordinariamente riservato a ben altre “strutture bariche”, anche se in tono decisamente ed ovviamente minore rispetto alle “bollenti” performance estive.
Stiamo parlando dell’Alta Pressione nord-Africana, area anticiclonica di natura dinamica (ossia strettamente legata alla circolazione generale dell’atmosfera) che, ahinoi, manifesta sempre con maggior frequenza una, ormai, naturale tendenza ad “impadronirsi” delle nostre regioni nell’arco delle quattro stagioni.
E’ chiaro che, come spesso ribadiamo, nel corso della stagione invernale Anticiclone non è sempre sinonimo di bel tempo. L’incremento barico, difatti, assicura una maggiore stabilizzazione atmosferica ma, a causa del fenomeno dell’inversione termica (dovuto ai cieli pressappoco sereni) e la conseguente stagnazione dell’umidità nei bassi strati, sono le solite foschie ed i banchi di nebbia a farla da padrone, specie di notte e di primo mattino lungo le pianure e le vallate Centro-Settentrionali.
E così sarà almeno sino alla giornata di sabato 11 quando, finalmente, una perturbazione oceanica riporterà le piogge sulle regioni Settentrionali e successivamente, tra domenica 12 e lunedì 13, sul resto della Penisola oltre ad un diffuso calo termico.
La modesta perturbazione del week-end avrà, quanto meno, il merito di sbloccare la situazione barica in sede mediterranea, “ricacciando” nel luoghi d’origine l’Alta Africana: la prossima settimana, infatti, potrebbe mettersi nuovamente scaldare i motori il “treno Atlantico” con l’arrivo, fin sull’Italia, di una più intensa ed organizzata perturbazione alimentata da correnti fredde dalle alte latitudini la quale, stando agli ultimi aggiornamenti modellistici, potrebbe riportare condizioni meteorologiche decisamente più consone alla stagione in corso.
Tornerà, finalmente, anche la neve lungo l’Appennino a quote medie, specie tra Marche ed Abruzzo, occasionalmente anche fin sotto i 1000 metri.
Insomma, freddo ma non troppo in attesa di un’ulteriore “virata” delle condizioni meteorologiche verso quel “gelo” che alcuni centri di calcolo, a fatica, riescono a scorgere nel lungo termine.
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