Nell’area tropicale dell’America meridionale l’estate 2014 si sta rilevando molto piovosa in vaste aree al confine fra il Brasile sud-occidentale, la Bolivia orientale e il nord-ovest dell’Argentina, flagellati da forti piogge e temporali particolarmente violenti che hanno causato allagamenti e smottamenti. La situazione più critica la si riscontra nella Bolivia orientale, da settimana martellata da continue piogge, rovesci e forti temporali che stanno causando l’ingrossamento e l’esondazione di numerosi fiumi. La piena dei fiumi, ingrossati dalle precipitazioni incessanti abbattutesi lungo la Cordigliera Orientale delle Ande, ha inondato interi centri abitati e villaggi lungo il bassopiano orientale boliviano, costringendo 12.000 famiglie a lasciare le proprie abitazioni, in rifuggi di fortuna. Secondo quanto riferito dal vice-ministro alla Difesa boliviano, Osar Cabrera, almeno quattro persone risultano tuttora disperse dopo l’esondazione di diversi fiumi. Almeno oltre 50 città boliviane hanno dichiarato lo stato di emergenza, mentre si stima che siano poco più di 3mila ettari i terreni agricoli sommersi dall’acqua dei fiumi in piena.
La situazione più critica nella città di Riberalta, finita completamente sott’acqua. Nella giornata di domenica 9 Febbraio i fiumi che passano vicino la città boliviana sono esondati in più punti dopo il cedimento degli argini. Generalmente la stagione delle piogge in Bolivia inizia a Settembre, protraendosi per oltre 5 mesi. Il clima del bassopiano orientale boliviano può essere definito di tipo sub-equatoriale nell’estremo settore settentrionale. Ma, man mano che si procede verso sud, si passa rapidamente a condizioni spiccatamente tropicali, con una netta diminuzione degli apporti pluviometrici in prossimità dell’arida regione del Chaco, dove le precipitazioni medie annue scivolano al di sotto dei 900-1000 mm. Eppure quest’anno le precipitazioni sono risultate molto più abbondanti del previsto, specie lungo la Cordigliera Orientale. Addirittura in alcune aree, duramente colpite da queste inondazioni, negli ultimi mesi sarebbero caduti fino a 700-800 mm di pioggia. Si tratta di accumuli davvero sorprendenti che mettono in evidenza la portata dell’evento alluvionale che ha già travolto almeno una cinquantina di città boliviane.
Le abbondantissime precipitazioni che hanno martellato l’est della Bolivia, ed in misura minore pure parte del Brasile sud-occidentale e il nord-ovest dell’Argentina, sarebbero da addebitare ad un particolare schema con figurativo che per settimane ha regnato in America meridionale. Difatti, per diverse settimane, la persistenza di un robusto promontorio anticiclonico di blocco sul Brasile centro-meridionale, che presentava un asse principale che dall’Atlantico meridionale si estendeva fino all’altopiano interno del Minais Gerais e dello stato di Goias, ha convogliato masse d’aria molto umide e calde, d’estrazione sub-equatoriale, in direzione della Bolivia orientale, Brasile sud-occidentale e nord-ovest dell’Argentina, tramite l’inserimento di una debole/moderata ventilazione da NE e N-NE. Questa ventilazione, già originariamente molto umida, poiché proveniente dall’Atlantico sub-equatoriale, aggirando il bordo settentrionale di questa vasta struttura anticiclonica, presente sul Brasile centro-meridionale, si è ulteriormente umidificata nei bassi strati durante il passaggio sopra il settore più meridionale dell’umido bacino amazzonico, regno della lussureggiante foresta equatoriale (la “Selvas”), con una ventilazione dai quadranti orientali che ha poi ripiegato in direzione degli stati brasiliani dell’Acre e della Rondonia con venti da NE e N-NE che sono poi penetrati fino al bassopiano orientale della Bolivia. Qui le masse d’aria molto umide e calde, presenti nei bassi strati, hanno provocato una rapida destabilizzazione atmosferica che è stata ulteriormente inasprita dal passaggio in quota, sopra l’est della Bolivia ed il Brasile centrale, del ramo principale del “getto sub-tropicale” (a 250 hpa), il quale col suo transito ha creato un intenso “Wind Shear verticale” che ha alimentato l’attività convettiva.
La notevole divergenza in quota, indotta dal transito del ramo principale del “getto sub-tropicale” in quota, ha cosi messo le basi per lo sviluppo di quegli intensi moti ascensionali in seno alla colonna d’aria che agevolano la formazione di violenti fenomeni temporaleschi, con l’insorgenza di grandi “Sistemi temporaleschi multicellulari” che possono causare piogge torrenziali, grandinate, forti colpi di vento e nei casi più estremi possono favorire lo sviluppo di autentici tornado, come i famosi “tornadoes”. Soprattutto durante l’autunno e la primavera australe, le stagioni più dinamiche, la Pampa argentina, ma anche una buona parte dell’arida pianura del Chaco, che si estende lungo i confini fra l’estremo nord dell’Argentina, il Paraguay e il sud-est della Bolivia, vengono scossi da violente manifestazioni temporalesche che danno luogo a fenomeni meteorologici davvero estremi che cagionano enormi danni a cose e persone. Ciò capita molto frequentemente, quando un fronte freddo, molto ben organizzato e seguito da un blocco di aria molto fredda e pesante, di lontane origini sub-antartiche, che viene spinto verso il nord dell’Argentina, il Paraguay e il Brasile meridionale da un solido anticiclone di blocco collocato poco ad ovest delle coste cilene meridionali, va ad interagire con le masse d’aria molto calde tropicali preesistenti nei medi e bassi strati fra il Paraguay e il Brasile meridionale. Spesso l’aria fredda che sale da Sud e S-SO si incunea sotto quella calda preesistente, provocando un suo brusco innalzamento verso l’alto che va ad alimentare forti moti convettivi (correnti ascensionali dal basso verso l’alto), con la conseguente formazioni di imponenti annuvolamenti cumuliformi torreggianti che danno luogo a forti rovesci di pioggia e ai temporali non appena i giovani Cumulonembi raggiungono la fase di maturazione.