Disastrose inondazioni in questi ultimi giorni hanno duramente flagellato lo stato dello Zimbabwe, dove si contano danni molto ingenti, con città ed interi villaggi completamente inondati. Migliaia di persone sono state evacuate, mentre si attendono altri eventi alluvionali nei prossimi giorni. Una delle aree più colpite è la provincia di Masvingo, dove oltre 4.000 persone sono considerate a rischio. Il governo ha dato inizio all’evacuazione per mezzo di elicotteri, utilizzati anche per il salvataggio di coloro che non possono essere raggiunti in altro modo. Le inondazioni stanno anche provocando frane, e sono state proprio queste ultime a provocare la prima vittima. L’entità della pioggia caduta è del tutto insolita per la regione, quasi il doppio della norma. Le aree al di sotto del livello del mare sono considerate in queste ore particolarmente a rischio inondazioni. In questo periodo sui paesi dell’Africa australe la stagione delle piogge raggiunge il suo apice. Difatti, in questi giorni, a cavallo fra Gennaio e Febbraio, il sole raggiunge lo “Zenith” (raggi solari perfettamente perpendicolari sull’orizzonte nelle ore centrali del giorno) nel tratto a cavallo fra il tropico del Capricorno e l’equatore geografico, accompagnando anche i massimi annui termici, con temperature costantemente superiori ai +30°C +32°C. Tale forte riscaldamento delle altoterre dell’Africa meridionale, nel corso dell’estate australe, agevola la formazione della profonda bassa pressione, di chiara natura termica, che si va a localizzare fra il Congo meridionale, lo Zambia, il nord del Mozambico, il Malawi (un po’ come avviene nel Sahel durante l’estate boreale), con valori barici che possono scendere pure sotto i 1004-1002 hpa.
Questa depressione termica, ben strutturata negli strati più bassi, va a dominare lo scenario meteo/climatico di tutta l’Africa australe, accompagnando una sensibile intensificazione dell’attività convettiva su tutta l’area dei grandi altipiani africani, determinando la nascita di grosse “Cellule temporalesche”, se non veri e propri “Clusters”, che danno origine a precipitazioni molto intense. Ma il rinvigorimento dell’attività convettiva è legato alla formazione di un fronte che si rende quasi stazionario sull’Africa meridionale. Proprio in questo periodo dell’anno la cintura degli anticicloni sub-tropicali permanenti, tra Atlantico tropicale meridionale e oceano Indiano meridionale, tende a sfaldarsi, proprio per la genesi della depressione termica fra il Congo meridionale, lo Zambia, il nord del Mozambico, il Malawi, con un minimo barico che può scendere anche sotto i 1004-1002 hpa. Lo sfaldamento della cintura anticiclonica sub-tropicale produce l’isolamento dei due grandi anticicloni permanenti. L’anticiclone dell’isola di Sant’Elena, noto come anticiclone sub-tropicale permanente dell’Atlantico meridionale, si posiziona con i propri massimi in pieno oceano, nell’area dove scorre la fredda “corrente marina del Benguela” (la causa dell’aridità della costa namibiana, dove si estende il famoso deserto del Namib), rimanendo semi-stazionario in loco.
L’anticiclone delle isole Mascarene, conosciuto come l’anticiclone sub-tropicale permanente dell’Indiano meridionale, tende a spostare il proprio baricentro verso sud, influenzando più da vicino il Sudafrica e l’estremo lembo meridionale del continente africano, dove assicura condizioni di piena stabilità, con clima caldo, secco e piuttosto secco. La differente collocazione degli principali anticicloni permanenti oceanici fa in modo che nell’area dell’Africa meridionale centro-orientale, fra i 10° e i 15° sud di latitudine, si origini un fronte (in pratica è una linea di convergenza venti che rinvigorisce la convenzione e alimenta lo sviluppo di imponenti “Clusters temporaleschi” e dei “temporali termo convettivi”) dove vanno a confluire le umide correnti orientali, legate all’Aliseo di SE dell’oceano Indiano meridionale, con l’umido e caldo flusso del “Monsone di Guinea” (altro non è che l’Aliseo di SE sull’Atlantico meridionale che giunto in prossimità del golfo di Guinea e delle coste dell’Africa occidentale viene deviato verso destra, da S-SO o SO, a causa della presenza di una profonda depressione termica che domina sull‘Africa centrale). Ciò spiega perché, proprio fra Gennaio e la prima decade di Febbraio, si registra un sensibile incremento dell’attività temporalesca, soprattutto nelle ore diurne, fra il bacino congolese, l’Angola, lo Zambia, il Malawi, lo Zimbabwe e persino il Botswana, dove quasi quotidianamente si vengono a sviluppare imponenti ammassi temporaleschi che danno la stura a piogge e rovesci, a carattere sparso, localmente anche di forte intensità. Delle “Celle temporalesche” si sono originate persino nell’ovest della Namibia, con piogge e dei rovesci localizzati nelle più interne dell’altopiano namibiano. L’attività convettiva sugli altopiani dell’Africa australe raggiungerà dovrebbe cominciare ad indebolirsi nei prossimi giorni, con la graduale risalita verso nord dell’”ITCZ” che favorirà una concentrazione dell’attività convettiva fra il bacino congolese, l’Angola e lo Zambia, dove nei prossimi giorni si svilupperanno dei “Clusters temporaleschi” e delle “Celle temporalesche” capaci di dare la stura a forti rovesci di pioggia, concentrati fra le ore pomeridiane e la sera.