L’inverno 2013/2014 ha disatteso le attese, dimostrandosi monotono e deludente per gli appassionati del freddo e della neve a bassa quota. Ma non solo. Quello che è mancato sono state proprio le masse d’aria fredde di origine polare (per non parlare dell’aria gelida di matrice artica) che per tutti questi mesi sono rimaste relegate lungo le alte latitudini, al di là del Circolo Polare Artico. Per gran parte dell’Europa l’inverno 2013/2014 passerà alla storia come uno dei più miti e piovosi di sempre. Basti pensare alle Isole Britanniche, costantemente investite da profonde depressioni extratropicali e annessi sistemi frontali che nel giro di 3 mesi hanno scaricato piogge di carattere torrenziale in ampie zone dell’Irlanda e dell’Inghilterra meridionale, dove sono caduti oltre 200-250 mm di pioggia. Parliamo di accumuli veramente eccezionali per i mesi invernali, tanto che i terreni non sono stati in grado di drenare tutta quest’acqua caduta in eccesso, determinando le disastrose inondazioni che hanno sommerse vaste aree dell’Inghilterra meridionale.
Ma se l’Europa centro-occidentale e buona parte delle regioni dell’Italia centro-settentrionali hanno fatto il pieno d’acqua, dall’altra parte del vecchio continente è sorto il problema inverso della siccità, a causa della penuria di precipitazioni significative. Soprattutto nei Balcani, fra Serbia, Kosovo e Montenegro, dove le risorse idriche sono in grave deficit. L’assenza di neve sui principali rilievi sta acuendo ulteriormente il problema, tanto che in molte città, come Pristina, i rubinetti rischiano di rimanere a secco e l’acqua viene razionata a fasce orarie. Come abbiamo già avuto modo di scrivere la latitanza della stagione invernale nel vecchio continente è da ascrivere ad una serie di fattori, fra cui la presenza di un vortice polare troposferico compatto, che ha mantenuto il flusso perturbato piuttosto intenso, capace di scorrere a gran velocità sull’area atlantica, intorno al 50° parallelo nord, con ondulazioni (“onde di Rossby”) a tratti marcate, ma che sono state prontamente tagliate dai poderosi “Jet Streaks” (i massimi di velocità del “getto polare”, veri e propri fiumi d’aria che scorrono ad altissima velocità nell’alta troposfera) che si sono attivati fra il Pacifico settentrionale, il nord America e l’Atlantico settentrionale, a seguito dell’inasprimento del “gradiente di geopotenziale” e del “gradiente termico” tra le latitudini artiche e l’area temperata. In particolare sull’Asia orientale, cosi come sul Canada centro-orientale, a causa del frazionamento del vortice polare in due grandi “lobi” secondari (con elevata vorticità positiva in quota) posizionati fra la Siberia orientale e l’Arcipelago Artico canadese, si sono instaurate delle vaste aree con valori di geopotenziali in quota estremamente bassi, in grado di produrre dei formidabili “gradienti di geopotenziale” che hanno alimentato ulteriormente il ramo principale del “getto polare”, imprimendogli forza e velocità.
Questo forte “gradiente di geopotenziale” in quota, che si è venuto ad innescare fra i territori della Siberia orientale e la Cina centrale, ha prodotto possenti “Jet Streaks” che dal Pacifico occidentale, con massimi di velocità di oltre i 290-300 km/h alla quota di 250 hpa, si sono estesi molto velocemente sopra i cieli del Canada e degli USA settentrionali, prima di versarsi sull’Atlantico occidentale, inibendo le spinte meridiane dell’anticiclone delle Azzorre. In sostanza, la presenza di un “getto polare” molto forte, rinvigorito da questi “gradienti di geopotenziale” attivi fra l’Asia orientale ed il nord America, con intensi “Jet Streaks” che si sono distribuiti fra il Pacifico settentrionale e l’Atlantico orientale, fino alle porte dell’Europa occidentale, hanno totalmente inibito lo sviluppo di onde troposferiche vigorose e ben strutturate, capaci di ergersi fino alle latitudini artiche e intaccare dall’interno la figura del vortice polare troposferico, favorendone uno “split” completo di quest’ultimo. In tale contesto di elevata zonalita le masse d’aria molto gelide, d’estrazione artica, sono rimaste confinate fra l’altopiano della Siberia orientale (Jacuzia), dove è rimasto attivo un invasivo “lobo” siberiano del vortice polare, e l’area canadese, dove il “lobo” canadese è rimasto piuttosto attivo, presentando un profondo minimo di geopotenziale alla quota di 500 hpa, responsabile del netto rinvigorimento del ramo principale del “getto polare” che tuttora esce a gran velocità dal continente nord americano, con frequenti “Jet Streaks” che attraversano molto rapidamente l’Atlantico per portarsi sopra i cieli dell’Europa occidentale. La persistenza di questa anomalia di geopotenziali estremamente bassi, tuttora preesistente sull’area canadese, continuerà a rafforzare il flusso perturbato principale sull’Atlantico settentrionale, il quale scorrerà assumendo una marcata componente zonale che penetrerà fin sull’Europa centro-orientale, dove le umide e miti correnti oceaniche risaliranno, verso nord, lungo il bordo più occidentale del vasto promontorio anticiclonico di blocco che da settimane continua a dominare lo scenario meteo/climatico fra la Russia europea, gli Urali e il bassopiano della Siberia occidentale.