FAO: aumenta la contaminazione di OGM negli alimenti di tutto il mondo

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faoAumentano i fenomeni di contaminazione con tracce di Ogm nei prodotti alimentari e mangimi commercializzati nel mondo, secondo un rapporto pubblicato ieri a Roma dalla Fao. L’organizzazione delle Nazioni Unite, a seguito di un’inchiesta nei suoi 193 Stati membri, ha registrato 198 “incidenti” nei 75 paesi (Italia compresa) che hanno inviato risposte, ovvero la presenza di tracce di prodotti transgenici, ancorché in basse quantità, in alimenti o mangimi che non avrebbero dovuto contenerne.
Mentre l’inchiesta è cominciata nel 2002, la maggioranza degli incidenti (138) è avvenuta fra il 2009 e il 2012 (con un forte aumento in particolare fra il 2009 e il 2010), e secondo la Fao questo “salto” dimostra che c’è una relazione diretta tra l’aumento dei casi e l’incremento di produzione di Ogm nel mondo.
La maggior parte dei prodotti contaminati erano di provenienza americana, canadese o cinese, mentre semi di lino, riso, mais e papaya, mangimi per animali domestici e soia sono risultati i prodotti alimentari più interessati. Il ritrovamento delle tracce transgeniche nei prodotti non-Ogm ha portato al blocco di imoportazionei in 26 paesi.
Renata Clarke, della Fao, si è detta “sorpresa” dal fatto che vi fossero tanti “incidentie da ogni regione del mondo. “Sembra che più test si fanno, più controlli si effettuano, e OGMpiù casi si trovano”. Inoltre, il fenomeno potrebbe essere sottostimato, perché 37 dei 75 paesi coinvolti nell’inchiesta hanno riferito di non avere le risorse (laboratori, tecnici e attrezzature), per effettuare test di routine sulle importazioni di prodotti alimentari per rilevare l’eventuale presenza di Ogm, e hanno chiesto l’aiuto della Fao per migliorare le loro capacità.
La contaminazione è potenzialmente in agguato ad ogni fase della catena di produzione alimentare: durante la coltivazione, nei campi, nella trasformazione, nell’imballaggio o lo stoccaggio dei prodotti e durante il trasporto.
Molti Ogm sono autorizzati nei paesi di provenienza ma non in quelli in cui arrivano le derrate alimentari; e anche il concetto di “bassi livelli” di contaminazione varia da paese a paese, con soglie diverse che definiscono i livelli minimi accettabili per una presenza accidentale delle tracce di transgenico. Nell’Ue questa soglia è lo 0,9%, ma solo per gli Ogm autorizzati al livello comunitario. Al di là di questo valore, scatta l’etichettatura obbligatoria (“contiene Ogm”). Per i prodotti transgenici non autorizzati a livello Ue, invece, non c’è un limite minimo, ovvero la soglia di tolleranza coincide con il livello di individuazione tecnica.
Secondo l’inchiesta, 30 paesi coltivano Ogm, per finalità di ricerca o per la produzione commerciale; 17 paesi non hanno sistemi di sicurezza alimentare o altre regole riguardo agli Ogm; 55 paesi hanno una politica di tolleranza zero nei riguardi degli Ogm non autorizzati; I risultati dell’inchiesta saranno discussi durante una consultazione tecnica della Fao a Roma il 20 e 21 marzo, che sarà focalizzata sugli aspetti commerciali della questione.

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