Veleni Bussi, acqua contaminata: “Lo SCANDALO PEGGIORE nella storia d’Abruzzo” ! [VIDEO]

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tetracloIl disastro dell’acqua della Val Pescara, contaminata per anni dai veleni delle industrie chimiche di Bussi sul Tirino (Pe) e  finita nelle case di 700 mila cittadini, rappresenta “lo scandalo peggiore nella storia d’Abruzzo“: così Augusto De Sanctis e Renato Di Nicola, del Forum abruzzese dei Movimenti per l’acqua. La somministrazione per decine di anni e fino al 2007 di acqua dai Pozzi S. Angelo contaminati da solventi clorurati tossici e probabili cancerogeni quali tetracloruro di carbonio, cloroformio, esacloroetano, tricloroetilene e tetracloroetilene (e molte altre sostanze pericolose, come il temibile pentalorobenzene, in tracce) sarebbe solo una delle tante drammatiche problematiche che la devastazione dell’ambiente avvenuta nella Valpescara ha portato con sè. Il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua in questi anni è stato in prima fila nel denunciare quanto avveniva a Bussi e l’impatto che aveva a valle, ottenendo la chiusura dei pozzi S. Angelo che rifornivano i rubinetti di oltre mezzo milione di persone, compresi due capoluoghi come Pescara e Chieti (fonte: abruzzolive.tv). pescaraAugusto De Sanctis del Forum Acqua dichiara: “Il caso di Bussi, con l’inquinamento dell’acquedotto, è unico a livello europeo per tipo di sostanze pericolose, anni di esposizione e numero di persone coinvolte. Nel 2007 furono i volontari di associazioni a denunciare l’inquinamento dei Pozzi S. Angelo- io allora ero referente acque del Wwf Abruzzo nonchè già attivista del Forum Acqua – sfidando le querele da parte dei responsabili dell’acquedotto. Con noi il deputato Acerbo. Vorrei ricordare le lettere, le decine di comunicati, gli accessi agli atti a tappeto, le migliaia di volantini che abbiamo distribuito quando i pozzi S. Angelo erano ancora aperti. Sono stati chiusi solo dopo quella mobilitazione e siamo quasi increduli che solo ora vi sia la consapevolezza diffusa di un dramma che a noi era chiaro fin da allora e che in questi anni con dossier e altre denunce abbiamo cercato di far comprendere, anche grazie ad inchieste di testate regionali e nazionali. Nel 2007 divulgammo e addirittura volantinammo le lettere risalenti agli anni precedenti del Ministero dell’Ambiente e, soprattutto, quelle del 2005 dell’allora Apat – ora Ispra – in cui si metteva nero su bianco che nei pozzi S. Angelo vi erano cancerogeni oltre i limiti di legge. Per l’indagine epidemiologica, a pozzi ormai chiusi e dopo l’arrivo della lettera dell’Istituto Superiore di Sanità che dichiarava inidonea al consumo umano l’acqua, inventammo nel 2008 anche un sit-in di 24 ore davanti all’Assessorato alla Sanità, ottenendo l’avvio dell’indagine. Questa però abortì poco dopo, con la ASL che inviò quale proprio rappresentante proprio il Dr. Rongione, colui che aveva per anni dato la potabilità! Io ero nel tavolo di lavoro, unico rappresentante dei cittadini invitato in mezzo agli enti, e capii subito che non si poteva andare da nessuna parte, tra l’indifferenza delle Istituzioni. In questi anni  il nostro lavoro di inchiesta, è proseguito portando a nuove denunce, come quella sull’inefficacia dei sistemi di prevenzione adottati o come quella sulla presenza di livelli elevatissimi di mercurio nei sedimenti del fiume Pescara fino alla foce. Solo la Magistratura ci ha ascoltato mentre addirittura il Direttore dell’Arta Mario Amicone è arrivato a sostenere che il mercurio vi è da 100 anni e che la chiusura dell’azienda non comporta più nuove immissioni nell’ambiente. pescaraSe passasse questo ragionamento si potrebbero semplicemente abbandonare le fabbriche e aspettare che la natura faccia il suo corso in qualche millennio. Provo sconforto per il fatto che abbiamo dovuto divulgare noi il primo rapporto epidemiologico dell’Agenzia Sanitaria Regionale sui tumori nella regione, redatto nel 2012 e tenuto nel cassetto. Un documento che, seppur preliminare, fotografa una realtà preoccupante, con frequenze di tumori elevatissime in alcune aree come Bussi (+70% rispetto alla media regionale) – Popoli (+29%) e area metropolitana di Pescara (+18%). In attesa dei necessari approfondimenti, non si poteva avviare uno screening per le diagnosi precoci? L’esposizione vi è stata ma almeno si può tentare di far guarire le persone che si ammalano scoprendo subito la malattia! Purtroppo gli ultimi dati dell’Arta ci dicono che sostanze estremamente pericolose come l’esacloroetano da Bussi continuano ad arrivare a tonnellate alla foce del Pescara, come è accaduto nell’ultima alluvione del fiume di dicembre 2013 quando 1,45 tonnellate sono confluite nel Mare Adriatico in soli 6 giorni. Oggi, terminata nel 2007 l’esposizione ai contaminanti attraverso l’acqua dei rubinetti, siamo molto preoccupati perchè questi contaminanti ancora presenti nell’ambiente possono entrare nella catena alimentare. Il vero obiettivo deve essere il completamento della caratterizzazione e la bonifica delle aree inquinate del Sito di Interesse Nazionale perimetrato nel 2008, che contiene zone ‘dimenticate’ ma altrettanto importanti come Piano d’Orta – dove le scorie sono ancora oggi alla luce del sole a pochi metri dalle case! In tutto sono almeno 2 milioni di tonnellate di materiali contaminati, a cui se ne potrebbero aggiungere altri. Il vero cantiere, anche per l’occupazione, è proprio la bonifica, che costerebbe a chi ha inquinato circa 500 milioni di euro, con centinaia se non migliaia di posti di lavoro creati per risanare un territorio martoriato. Intanto è urgente avviare le procedure e colmare i clamorosi ritardi accumulati, usando i 50 milioni di euro pubblici già disponibili per intervenire in primis sulla discarica Tremonti. Infatti in quell’area il denaro pubblico speso ‘in danno’ potrà essere più facilmente recuperato dai privati proprietari, avviando un circolo virtuoso moltiplicando le risorse disponibili, visto che 50 milioni sarebbero utili solo per un primo lotto di lavori. Nessun favore deve essere fatto con denaro pubblico a privati perchè comunque deve valere il principio che gli inquinatori devono pagare“.
alveleni

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