Scienza, ecco il primo organismo “semi-sintetico” con il Dna: “risultato eccezionale”

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Golden gene in DNASviluppato il primo esempio di organismo semi-sintetico che ospita stabilmente una coppia di basi artificiali nel suo Dna. La ricerca dello Scripps Research Institute, La Jolla, e’ stata pubblicata su Nature. Un “alfabeto genetico” o solo una coppia di basi (come A-T e C-G) costituisce i mattoni del Dna in tutte le forme di vita: ampliare il codice genetico incorporando coppie di basi aggiuntive potrebbe aprire la strada allo studio di tecniche per adeguare gli organismi a un grande numero di applicazioni pratiche. In precedenza, Floyd Romesberg e colleghi avevano sviluppato una coppia di basi artificiali (d5SICSTP e dNaMTP) che riusciva ad attraversare con successo il processo di replicazione del Dna in un sistema privo di cellule purificate. Tuttavia, replicare questo risultato in una cellula vera e propria poteva essere tutt’altro che semplice dato che, per esempio, non sarebbe stato facile ottenere basi azotate artificiali nella cellula. Nel nuovo studio i ricercatori hanno dimostrato che nelle cellule con un trasportatore che porta le basi azotate in una cellula di Escherichia coli, la coppia artificiale di basi puo’ essere incorporato con successo in un plasmide replicante. Il Dna del plasmide viene replicato senza incidere significativamente sulla crescita delle cellule, e le coppie di basi innaturali non sono riconosciute come anomale nel processo di riparazione del Dna. In questo modo, l’organismo puo’ stabilmente propagare un alfabeto genetico espanso.

Genetic code“Lo studio che ha portato alla creazione del primo esempio di organismo semi-sintetico con Dna ampliato con coppie di basi artificiali e’ interessante perche’ potrebbe costituire uno strumento molto importante per la lotta contro l’antibiotico-resistenza, uno dei maggiori problemi per la medicina attuale”. Lo ha detto all’AGI il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’Universita’ di Roma Tor Vergata. “La novita’ principale – continua Novelli – sta proprio nell’aver ottenuto una cellula vera con questo Dna espanso. Gli scienziati hanno inserito basi artificiali in un plasmide di Dna, un elemento biologico esistente, e questo non e’ stato riconosciuto come estraneo e dunque distrutto”. La ricerca, secondo il genetista, potrebbe avere importanti ricadute pratiche, soprattutto nel campo della medicina. “Questa tecnica – ha spiegato Novelli – potrebbe risultare molto utile perche’ basi simili a queste potrebbero essere introdotte per modificare organismi biologici esistenti e andare a incidere sulla loro resistenza agli antibiotici in modo, per esempio, da aumentare la sensibilita’ e la vulnerabilita’ dei batteri agli antibiotici. Inoltre, potrebbe servire per sintetizzare proteine composte da amminoacidi diversi dai venti naturalmente disponibili”.

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