Il “Monsone indiano” ora comincia a fare sul serio, rischio di piogge torrenziali sull’Asia meridionale per lo sviluppo delle “monsoon lows”

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Il flusso dell'umido "Monsone di SO" in ulteriore intensificazione sopra il mar Arabico, con venti burrascosi fino a 90 km/h
Il flusso dell’umido “Monsone di SO” in ulteriore intensificazione sopra il mar Arabico, con venti burrascosi fino a 90 km/h

Dopo un iniziale partenza in sordina, il Monsone indiano ora sta iniziando ad intensificarsi per bene, portando i primi intensi carichi precipitativi lungo gli stati dell’Asia meridionale, oltre che sul Bangladesh e sull’India, dove fino ad ora le piogge sono state inferiori rispetto alle attese. Ma nei prossimi giorni la situazione dovrebbe mutare, anche in modo drastico, a causa della progressiva risalita verso nord del “fronte di convergenza intertropicale” presente sull’oceano Indiano centro-orientale. Questa risalita dell’ITCZ, in direzione delle coste dell’Asia meridionale, rischia di causare una notevole intensificazione dell’attività convettiva, fra il golfo del Bengala, il mar delle Andamane, il golfo del Siam e il mar Cinese Meridionale, dove nel corso delle prossime settimane si potrebbero realizzare delle precipitazioni di carattere torrenziale su vaste aree dell’Asia meridionale, dalla Cina meridionale alla Thailandia e al Myanmar meridionale. L’impetuoso flusso del Monsone di SO che stagionalmente, nel periodo estivo, spira dall’oceano Indiano settentrionale in direzione delle coste dell’India, del Pakistan e dei restanti paesi dell’Asia meridionale, lo possiamo ritenere come una sorta di derivato dell’Aliseo di SE che è attivo sull’emisfero australe. Infatti l’Aliseo australe di SE, che soffia con grande forza e costanza sull’oceano Indiano meridionale, invece di estinguersi in prossimità dell’equatore, continua il suo moto naturale sull’emisfero boreale. A causa della rotazione della terra intorno al proprio asse, l’Aliseo di SE, una volta superato l’equatore, tende a deviare la sua direzione, assumendo dapprima la componente da Sud e poi quella da SO, man mano che si sale di latitudine verso nord.

24hgfs_700wind2La sua intensità è crescente man mano che si passa da 0° a 10°-15° di latitudine nord. Sopra tale latitudine il vento, che qui prenderà il nome di Monsone di sud-ovest, diviene sempre più burrascoso fino a raggiungere forza 7-8, della scala Beaufort, a ridosso delle coste del Pakistan meridionale, e India occidentale fino ad allargarsi all’ampio golfo del Bengala, al mar delle Andamane, golfo del Siam e mar Cinese Meridionale. Bisogna specificare che la direzione del Monsone estivo non è sempre quella tipica di SO o S-SO, ma viene modificata a seconda dei luoghi e delle condizioni bariche locali che si riscontrano subito dopo la formazione della profonda depressione termica, da 990 hpa, tra Pakistan centro-meridionale e nord dell’India (sotto la catena montuosa dell’Himalaya). Ad esempio, lungo le coste della Cina meridionale, Vietnam, Thailandia, Malaysia, come sulle Filippine e sugli arcipelaghi indonesiani il Monsone estivo assume una direzione più da Sud o da SE (non per caso si parla pure di Monsone di SE), spirando spesso con minor forza e costanza rispetto al suo omonimo indiano. Addirittura, spostandoci più a nord, il flusso monsonico alle volte, invece di assumere la tradizionale componente meridionale gira più ad Est trovandosi il minimo barico più ad occidente rispetto alla costa.

MATMO-UPR-1Nei prossimi giorni il Monsone di SO continuerà a soffiare in modo impetuoso e burrascoso, specie lungo il mar Arabico, nel tratto che va dalle coste somale, all’Oman fino alle coste meridionali pakistane e dell’India occidentale, dove sono in atto vere e proprie burrasche, con venti sui 70-80 km/h e onde alte fino a più di 5 metri che rendono molta difficoltosa la navigazione. Ma venti piuttosto sostenuti da sud-ovest risaliranno anche sulle coste affacciate del golfo del Bengala e sul mar delle Andamane, dall’India, al Bangladesh e al Myanmar. Di conseguenza forti mareggiate andranno a flagellare con durezza le coste del Pakistan meridionale, India occidentale, dove giungeranno onde ben formate alte fino a 4-5 metri. La penetrazione dei flussi di aria umida da O-SO fin dentro l’arroventato entroterra indiano centro-settentrionale consentirà l’arrivo delle prime piogge e dei primi forti temporali che si spingeranno fin sotto dalla catena montuosa dell’Himalaya. Già in questi giorni le prime forti piogge si sono abbattute sulle coste dell’India occidentale per merito del notevole effetto “stau” esercitato dai rilievi del Ghati occidentali ai venti molto umidi da SO, in arrivo dal mar Arabico, i quali riescono a bloccare le bande nuvolose apportando intense precipitazioni lungo gli stati del Kelara, Mysore e Maharashtra.

image2Ma corpi nuvolosi e imponenti sistemi temporaleschi carichi di precipitazioni stanno affollando i cieli delle coste che si affacciano sul golfo del Bengala dando la stura a piogge e forti rovesci temporaleschi, spesso accompagnati da intensi colpi di vento, tra gli stati dell’India orientale, il Bangladesh e il Myanmar. Proprio sul golfo del Bengala e il mar delle Andamane si nota la presenza di una estesa fascia di profonda convenzione, che sta agevolando lo sviluppo di imponenti “Clusters temporaleschi” e sistemi convettivi a mesoscala, capaci di dare la stura a forti precipitazioni temporalesche, specie nel tratto fra le isole Andamane e le coste meridionali della Thailandia. Queste piogge intense rischiano di ingrossare i principali fiumi dell’Asia meridionale, i quali durante le ondate di piena tenderanno a scaricare lungo le rispettive foci un enorme quantità di detriti e materiale sabbioso che si depositerà sui fondali antistanti. Nei prossimi giorni le forti “divergenze” che si verranno a determinare, tra l’” Easterly Jet Stream” in quota ed il flusso monsonico nei bassi strati, da SO, coadiuvate da aree di profonda convenzione, potranno favorire la formazione di circolazioni depressionarie tropicali, più o meno organizzate, che dal golfo del Bengala tendono a spostarsi verso gli stati dell’India centrale e settentrionale, dove possono apportare forti precipitazioni convettive, per poi successivamente spostarsi verso ovest, proseguendo in direzione del mar Arabico e del Pakistan meridionale.

dsc04993-copySono proprio queste depressioni tropicali, meglio note con il termine di “depressioni monsoniche” (“monsoon lows”) a causare le piogge torrenziali che caratterizzano il Monsone estivo sull’Asia meridionale.Le “depressioni tropicali monsoniche” sono analoghe alle comuni depressioni tropicali, con l’unica differenza di presentare una struttura molto più grande, di dimensioni più similari ad una depressione extratropicali. Come le depressioni tropicali comuni le “depressioni monsoniche” si contraddistinguono da una accesa attività convettiva che ruota attorno ad un minimo barico al suolo ben definito che produce una intensa ventilazione ciclonica, chiusa nei medi e bassi strati, con correnti che possono superare la soglia dei 60-70 km/h. Una volta originate, avvicinandosi alla terra ferma, possono generare piogge molto forti ed eventi alluvionali. Tipicamente, 6-7 “depressioni monsoniche” si formano ogni estate sul golfo del Bengala e proseguono verso l’India e alle volte in direzione del Pakistan meridionale, dove riescono a scaricare forti precipitazioni. Nei giorni successivi si verificherà una intensificazione del Monsone di SE anche sul mar Cinese Meridionale (Vietnam e coste meridionali cinesi) e lungo i mari che circondano gli arcipelaghi di Filippine e Indonesia. Un insolito incremento della ventilazione dai quadranti meridionali o sud-orientali si registrerà anche tra le grandi isole del Borneo, Celebes e sulle coste meridionali della Papua Nuova Guinea, all’altezza dell’equatore, con il conseguente incremento del moto ondoso, mentre il fronte dell’ITCZ raggiungerà il suo massimo posizionamento settentrionale dell’anno.

I disastri causati dalla violenza delle piogge monsoniche
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