Cautela sull’efficacia del siero sperimentale, ZMapp, che ha acceso molte speranze dopo la guarigione del medico e dell’infermiera americani, dimessi dall’ospedale nei giorni scorsi. L’invito a non cantare vittoria arriva da Giovanni Maga, virologo dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia che considera necessario valutare con attenzione i risultati fin ora ottenuti. “Questo farmaco – spiega Maga all’Adnkronos Salute – in realtà è un cocktail di anticorpi che, per fermare il virus, deve essere somministrato in continuazione perché l’organismo non produce quegli anticorpi, non si tratta infatti di un vaccino”. In questa vicenda – prosegue Maga – abbiamo avuto tre casi di utilizzo sull’uomo molto diversi tra loro: un giovane, una donna di mezza età e un anziano. Sono stati diversi anche i tempi di somministrazione. I due pazienti americani hanno ricevuto gli anticorpi una settimana dopo l’infezione. Il sacerdote spagnolo, un paio di giorni prima della sua morte. Questa diversità ci impedisce di tirare conclusioni. Non possiamo essere certi che il dottore e l’infermiera siano davvero guariti per il farmaco e non sappiamo – nel caso avesse funzionato – se quello che conta è il tempo di somministrazione. Anche perché nelle scimmie il siero è stato provato fino a 48 ore”. E i dubbi non finiscono qua. “Non sappiamo nemmeno – continua il virologo – se i due americani sono guariti spontaneamente. In questa epidemia, infatti, considerando i numeri, una persona su due è guarita da sola. Per questo dobbiamo essere cauti”. Tutti questi elementi, secondo Maga, non permettono di pensare a una somministrazione sui grandi numeri, seppure fosse disponibile il farmaco in questione: “Sarebbe fuori da ogni logica di prudenza. Fondamentale, invece, accelerare i test per sciogliere tutte le incognite”, conclude l’esperto.
Ebola, l’esperto: “cautela sul farmaco sperimentale, ancora tanti dubbi”
