Nonostante le grandi ondate di freddo che hanno interessato gli arcipelaghi e le isole sperdute dell’Atlantico meridionale e dell’oceano Indiano meridionale, quello di quest’anno, nell’emisfero australe, è stato un inverno davvero anomalo. Finora, lungo le terre emerse dell’emisfero australe, hanno trionfato solo le anomalie termiche positive, con valori davvero notevolissimi per la stagione. La presenza di una circolazione zonale particolarmente intensa (“Westerlies”), con un “getto polare australe” molto potente in quota, attorno i mari sub-antartici, ha difatti inibito lo sviluppo di intense ondate di freddo verso l’America meridionale, l’Africa australe, il sud dell’Australia e la Nuova Zelanda.
Complice il notevole raffreddamento del Plateau antartico, dove nel settore orientale si è sfondata per la prima volta la soglia dei -80°C nella mitica base russa di Vostok (il luogo più gelido della Terra), e il calo dell’indice SAM (Southern Annular Mode-Antartic Oscillation), il flusso perturbato occidentale legato alle “Westerlies” ha raggiunto una notevole intensità. Inoltre anche l’importante rafforzamento della “getto polare”, che scorre alle medio-basse latitudini, sta rinvigorendo il flusso delle “Westerlies” australi, assottigliando lungo i paralleli i robusti promontori anticiclonici sub-tropicali che sono costretti a muoversi in senso zonale, inibendo movimenti meridiani. Quando all’umido e temperato flusso delle impetuose “Westerlies” si sovrappongono gli impulsi di aria molto fredda di origine polare che dall’entroterra ghiacciato del Polo Sud si muovono, attraverso gli intensi venti dai quadranti sud-occidentali, verso i mari sub-antartici, si vengono ad originare le grandi ondulazioni che danno vita ai profondi cicloni extratropicali australi, che si muovono molto velocemente da ovest ad est a largo delle coste antartiche, sotto la spinta del furioso “getto polare”. Ma queste profondissime depressione australi si sviluppano e scorrono a latitudini troppo meridionali per produrre importanti avvezioni fredde verso le terre australi.
In questi giorni una serie, quasi infinita, di profondi sistemi depressionari si sta formando lungo i settori più meridionali del Pacifico, dell’Atlantico e dell’oceano Indiano con una certa continuità visto la forza delle “Westerlies” e la mancanza di promontori anticiclonici di blocco che possono determinare un rallentamento e una variazione del flusso occidentale, entro il quale si inseriscono le grandi perturbazioni sub-polari. Alcuni di questi cicloni extratropicali australi, venendo alimentati alle basse latitudini da grandi blocchi di aria fredda, o gelida, d’estrazione antartica, sono divenuti particolarmente profondi, con minimi barici scesi sotto i 950-945 hpa, da generare possenti “grandienti barici orizzontali” ed estese tempeste di vento che si sono rapidamente propagate per centinaia di miglia marine, con venti ad oltre i 120-130 km/h e onde alte più di 8 metri che hanno rappresentato una seria minaccia per la navigazione marittima. Nel corso della settimana almeno due profonde circolazioni cicloniche extratropicali, nate e approfondite sul settore orientale dell’Atlantico meridionale, si sono poi prontamente spostate sull’oceano Indiano meridionale, interessando marginalmente le coste più meridionali del continente australiano che sono state investite da forti venti dai quadranti occidentali, che in alcune località hanno toccato gli 80-90 km/h con picchi prossimi ai 100 km/h, e intense mareggiate che hanno flagellato le coste sud-occidentali australiane e tutta l’area della Gran Baia Australiana. Per questa ragione, in Nuova Zelanda, la situazione nivometrica è drammatica. Nelle splendide Alpi meridionali, continua a piovere fino ad alta quota e a nevicare poco in quota.
Le piste della Craigieburn Valley Ski Area non sono state aperte neanche un giorno in questa stagione eccezionalmente avara di neve. Nick Jarman, operatore sciistico locale, si dice “impazzito”: “non riesco a sopportare la pioggia che cade in pieno inverno, lavoro qui da 30 anni e non si era mai verificata una stagione così”. Gli operatori sciistici di tutta la Nuova Zelanda sono disperati. I meteorologi del servizio meteorologico neozelandese parlano di “caldo record dal 1909? e confermano che i ghiacciai del Paese si stanno sciogliendo a ritmo allarmante a causa di questo brusco riscaldamento. Le aree sciistiche più importanti del Paese, a causa delle mancate nevicate, sono riuscite ad aprire le piste per qualche giorno, solo perchè hanno investito tanti soldi in attrezzature per la neve artificiale, che hanno “pompato” con quantità senza precedenti per bilanciare l’assenza di neve naturale. Un’attività che ha mantenuto la reputazione del Paese che è terra degli sport invernali e che ogni anno attira oltre 60.000 sciatori e snowboarder provenienti dall’Australia e anche da altri Paesi vicini solo da giugno ad agosto, nei mesi invernali. A Queenstown’s Coronet Peak 200 cannoni da neve hanno sparato coltre bianca ininterrottamente per giorno e notte, con spese per milioni di dollari. Disagi in molte località dove gli operatori non sono riusciti ad avviare la stagione per le troppe spese lasciando a casa decine di dipendenti. La crisi si fa sentire anche qui: “non stiamo andando a caviale e salmone, è un momento molto difficile” dichiarano i titolari delle aziende del settore. I cambiamenti climatici stanno compromettendo il clima del Paese: i ghiacci delle Alpi del Sud del Paese sono diminuiti del 15% dal 1976 al 2008. “E’ una situazione abbastanza allarmante” ha detto il glaciologo Trevor Chinn, “la situazione sta cambiando e bisogna prenderne atto”. A Giugno, nel primo mese dell’inverno australe, le temperature hanno battuto tutti i record di caldo. A Luglio la situazione non è cambiata di molto, e Agosto non promette nulla di buono. Solo i cannoni spara-neve possono salvare lo sci nella Nuova Zelanda. Ma oltre all’inverno tragico neozelandese, anche in Sudafrica continuano le anomalie pazzesche di questo inverno mancato. In alcune località dello stato dell’Africa australe, nei giorni scorsi, i termometri hanno lambito i +40°C. Per il Sudafrica l’inverno del 2014 verrà ricordato come una stagione caldissima, interrotta solo in un angolino di territorio da un paio brevissime ondate di freddo. Ma ora anche il Sudamerica, sia in Brasile che in Paraguay, punta i primi +40°C di questo “anno senza inverno”. Dopo i +39°C d’inizio mese, mai successi per i primi di Agosto, nel nord dell’Argentina si torna sopra i +34°C +35°C.