Continua l’eccezionale estensione dei ghiacci marini dell’Antartide: guadagnati altri 58.000 km² in una sola settimana, stabilito un nuovo record

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Sono davvero eccezionali i dati sulla crescita dei ghiacci marini attorno le coste dell’Antartide. Con la fine dell’inverno australe i ghiacci che circondano il Polo Sud si apprestano a raggiungere la loro massima estensione verso latitudini più settentrionali. In questo periodo, lungo i principali mari che circondano l’Antartide, dopo il sorprendente record di Maggio, l’estensione del ghiaccio è aumentata in maniera vertiginosa, crescendo di circa 500 chilometri quadrati (41.900 miglia quadrate) al giorno, a tratti anche superiore al tasso medio di 108.400 chilometri quadrati (41.850 miglia quadrate) al giorno. Attualmente, secondo le ultime rilevazioni satellitari, l’estensione del ghiaccio ha raggiunto valori davvero fuori dal comune, toccando i 1.535.000 chilometri quadrati. Uno dei dati più alti finora misurati con l’ausilio delle tecnologie satellitari. Ma ancora più stupefacente è stata la crescita del ghiaccio marino negli ultimi sette giorni, che avrebbe superato i 58.000 chilometri quadrati, facendo così registrare il nuovo record di massima crescita in appena sette giorni. Difatti, dall’inizio delle rilevazioni satellitari, non si era mai registrata una crescita così rapida e repentina del “Pack” che circonda il continente ghiacciato.

antarctic_sea_ice_extent_2014_day_261_1981-2010Questi 58.000 chilometri quadranti guadagnati in una settimana evidenziano il periodo di ottima salute dei ghiacci marini antartici, che trova la sua spiegazione in una serie di fattori, molto complessi e incatenati fra loro, che ora tenteremo di elencare nel modo più lineare possibile. I 1.535.000 chilometri quadrati sono davvero eccezionali. Non ci troviamo di fronte ad una nuova glaciazione, ma sta di fatto che se l’Artico continua a soffrire, l’Antartide invece presenta una ottima forma, soprattutto durante il periodo invernale, facendo registrare una notevole estensione della banchisa, che riesce a spingersi fino a latitudini considerevoli. Pertanto la navigazione marittima sui mari australi sta divenendo sempre più insidiosa, a causa della maggior presenza di Iceberg e blocchi di ghiaccio che tendono ad andare alla deriva, sotto la spinta delle grandi tempeste (“venti Catabatici” molto violenti) che periodicamente spazzano le coste che circondano il Polo Sud. Pur trattandosi di ghiaccio molto giovane e piuttosto sottile, molto vulnerabile al moto ondoso e al rialzo termico, esso è riuscito a coprire l’intero bacino ad est della penisola Antartica, cosi come buona parte dei bacini, a ridosso dell’Antartide orientale.

La mappa evidenzia l'eccezionale coltre di ghiaccio che copre i bacini attorno l'Antartide fino al tratto a nord della penisola Antartica
La mappa evidenzia l’eccezionale coltre di ghiaccio che copre i bacini attorno l’Antartide fino al tratto a nord della penisola Antartica

Il ghiaccio marino ha coperto ormai gran parte del mar di Weddell, il mare di Amundsen e il settore orientale del mar di Ross, dove la navigazione può essere effettuata solo con l’ausilio delle navi rompighiaccio. Bisogna però tenere presente che in questo caso i venti e le correnti oceaniche, e non tanto le temperature dell’aria, hanno avuto un ruolo di primo piano nel spingere il ghiaccio dalle coste antartiche verso latitudini più settentrionali. Anche in questi ultimi due mesi i venti dominanti, lungo l’Antartide, hanno spirato in prevalenza dai quadranti meridionali, con l’attivazione di forti raffiche “catabatiche” (venti discendenti dall’altopiano ghiacciato interno dell’Antartide) che dal Plateau interno antartico si sono rapidamente dirette verso le aree costiere, affacciate sul mare di Weddell, mare di Amundsen, ed in parte anche sul mar di Ross. In questi mesi lungo le coste antartiche abbiamo assistito alla persistenza di un pattern atmosferico, caratterizzato da un robusto e permanente nucleo anticiclonico, di natura termica (caratterizzato da aria molto gelida e pesante presente sopra il Plateau centrale), che per varie settimane è rimasto quasi stazionario fra la parte occidentale della regione del Mare di Weddell, la Penisola Antartica e il Mare Bellingshausen. La presenza di questo importante anticiclone termico, con massimi barici al suolo piuttosto elevati, ha favorito l’attivazione di una persistente, intensa e gelida ventilazione dai quadranti meridionali, in genere da S-SO e SO, che ha sferzato con grande costanza le aree costiere ad est della penisola Antartica, mare di Amundsen e il mare di Weddell (fino a largo). Ma la cosa più inusuale riguarda la particolarità di questa ventilazione meridionale. I forti venti da S-SO e SO non solo hanno contribuito a spingere il ghiaccio verso le medie-basse latitudini dell’emisfero australe, ma hanno pilotato con sé masse d’aria piuttosto gelide, in scivolamento dal Plateau antartico, che si sono dirette verso le latitudini più temperate.

antarctic-base-mountains-storm_12150_600x450Quest’aria molto gelida d’origine antartica, fino ai bassi strati (con temperature largamente sotto lo +0°C) scorrendo sopra il mare di Weddell, ha anche impedito la fusione superficiale del ghiaccio marino, mantenendolo le acque di questo sotto il punto di congelato. Rispetto al ghiaccio marino dell’Artico, il ghiaccio marino antartico generalmente mostra una maggiore variabilità stagionale, derivata da una lunga moltitudine di fattori. Esso ha più spazio per crescere in inverno, dato che l’Antartide e un grande continente interamente circondato dai mari, e si scioglie più completamente in estate, proprio per le caratteristiche appena enunciate. Il ghiaccio marino dell’Antartide è soggetto ad una più ampia gamma di influenze e variabili provenienti dall’atmosfera che dagli oceani che lo circondano e dalle stesse correnti oceaniche. Da un punto di vista dinamico il fenomeno può essere spiegato anche dal fatto che l’aria gelidissima del Plateau Antartico, molto densa e pesante, tende a scivolare sulle coste dell’Antartide, incanalandosi con forza nell’area del pendio, favorendo l’attivazione di queste impetuose correnti d’aria in discesa dai ghiacciai del Polo Sud.

plot001_f24In questo caso anche l’orografia gioca un ruolo determinante nel far “canalizzare” o deviare le furiosi correnti gelide che fuoriescono dal continente più gelido del pianeta. Spesso lungo le coste i venti “Catabatici”, in discesa dal Plateau ghiacciato, possono raggiungere valori di 100-150 km/h, con raffiche fino a 180-200 km/h. Ma in determinate situazioni, specie durante l’autunno o l’inverno australe, quando sui mari sub-antartici si sviluppano quelle profondissime “depressioni-uragano” (minimo al suolo anche al di sotto dei 940-935 hpa) e si vengono a determinare incredibili “gradienti barici orizzontali” con il Plateau, dominato dall’anticiclone permanente sopra i 1040 hpa, si riescono a sollevare degli uragani di vento di potenza straordinaria, capaci di ridurre la visibilità orizzontale a pochi metri per l’immenso “scaccianeve” sollevato sui ghiacciai. Tali venti molto forti, che spirano dal Plateau interno verso le coste, molto spesso, possono facilitare una notevole estensione dei blocchi di ghiaccio sui mari che circondano l’Antartide, rappresentando cosi uno dei tanti elementi (andamento delle temperature medie, correnti oceaniche, intensità degli scambi di calore tra le aree oceaniche e il Plateau interno) che hanno contribuito al raggiungimento del nuovo massimo di estensione della “banchisa” antartica.

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