Ebola: ogni giorno tanti nuovi casi, convocato il “consiglio di sicurezza” dell’ONU

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ebola07Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha convocato una riunione d’urgenza su Ebola per giovedi’. Lo ha annunciato l’ambasciatrice Usa all’Onu, Samantha Power.  Nel corso della riunione, che si terra’ al Palazzo di Vetro alle 14.45 ora locale, le 20.45 in Italia, parleranno il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (Oms), Margaret Chan. Inoltre, come ha spiegato Power, hanno chiesto di intervenire all’incontro i delegati dei Paesi africani colpiti dal virus.

ebola01“Ogni giorno si registrano nuovi casi; la mattina si possono trovare cadaveri lasciati sulla strada nella notte da persone che non vogliono farsi identificare”: a parlare e’ don Nicola Ciarapica, salesiano a Monrovia, uno dei missionari sentiti tra ieri e oggi dalla MISNA sull’epidemia di ebola e le sue conseguenze. Le difficolta’ del sistema di assistenza sono una costante di queste testimonianze. “Tanti centri sanitari sono chiusi – riferisce suor Anna Rita Brustia, superiora delle missionarie della Consolata a Monrovia – perche’ il personale, non disponendo dell’equipaggiamento protettivo contro ebola, non va al lavoro”. In Liberia sono almeno 80 i medici e gli infermieri morti dopo essere stati contagiati dal virus. Un’emergenza nell’emergenza, contro la quale si e’ mobilitata anche la comunita’ cattolica. “La Chiesa – scrive don Nicola – sta lavorando per riabilitare i due centri ospedalieri chiusi e rendere meglio agibili altri sette ancora operanti; per aggiornare e preparare il personale chiamato a collaborare con Medici senza frontiere e altre organizzazioni; per farsi carico dei salari degli insegnanti delle scuole cattoliche e per assistere con cibo soprattutto le persone in isolamento”. Un impegno portato avanti anche a West Point, baraccopoli di Monrovia dove e’ stata revocata la messa in quarantena disposta dalle autorita’ ad agosto. “L’isolamento – riferisce don Nicola – e’ saltato dopo 15 giorni: non era possibile distribuire cibo e medicine a tutti e l’accalcarsi delle persone per ricevere aiuto era causa di contagio”. In Liberia le vittime accertate di ebola sono almeno 1224. Ma e’ evidente che sono tanti i casi sfuggiti alle statistiche. “In tanti muoiono in casa, spesso in villaggi remoti, dove non ci sono centri di assistenza” dicono alla MISNA. Non mancano, tuttavia, cambiamenti che inducono a sperare. Tra questi la maggiore consapevolezza della gravita’ del pericolo e l’attenzione a pratiche sanitarie in grado di ridurre la probabilita’ di contagio. “Sempre piu’ persone credono che ebolasia una vera e propria malattia ed e’ fatale nella maggior parte dei casi – sottolinea Suor Anna Rita – e sempre piu’ persone prendono le misure necessarie per prevenirla”

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