WWF: all’Italia un pianeta non basta, ne servono 2,6

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ambienteL’indicatore dell’Impronta ecologica, la misura dell’area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria a rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana e ad assorbire i rifiuti prodotti “mostra che tutti i 27 dell’Unione europea vivono oltre i livelli di ‘un pianeta’ e fanno inoltre pesantemente affidamento sulle risorse naturali di altri paesi”. Se tutti gli abitanti della Terra mantenessero il tenore di vita di un cittadino europeo medio “l’umanita’ avrebbe bisogno di 2,6 pianeti per sostenersi” e “2,6 pianeti e’ anche l’impronta ecologica dell’Italia”. L’impronta di carbonio dell’Europa, poi, “costituisce quasi il 50% della sua impronta ecologica totale, a causa dell’uso di combustibili fossili come carbone, petrolio e gas naturale”. Insomma, in un mondo sempre piu’ instabile socialmente e politicamente “il nostro deficit ecologico non fa che aumentare costantemente”, con cio’ “conducendo l’umanita’ pericolosamente ai limiti del suo spazio vitale”: lo documenta il Wwf nel suo ultimo rapporto internazionale diffuso oggi, il ‘Living planet report 2014′. Le popolazioni di numerose specie di animali vertebrati (quindi mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci) in natura, afferma il Living Planet Report, “si sono piu’ che dimezzate in soli 40 anni” e l’associazione del Panda sottolinea come “il continuo declino della natura rafforza la necessita’ di trovare soluzioni sostenibili per curare il pianeta”. Per l’Italia il rapporto e’ stato presentato a Milano allo spazio Tim4Expo in Triennale, alla presenza di Donatella Bianchi presidente Wwf Italia, e di Gianfranco Bologna direttore scientifico Wwf Italia. Secondo il rapporto il ‘Living planet report 2014′ del wwf “le popolazioni di pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili sono diminuite del 52% dal 1970”. Le specie di acqua dolce hanno sofferto “un declino del 72%, una perdita quasi doppia rispetto alle specie terrestri e marine”. La maggioranza di queste perdite provengono dalle regioni tropicali in particolare dell’America Latina. Secondo il rapporto, poi, “la domanda di risorse naturali dell’umanita’ e’ oltre il 50% piu’ grande di cio’ che i sistemi naturali sono in grado di rigenerare”. Sarebbero quindi “necessarie una Terra e mezza per produrre le risorse necessarie per sostenere la nostra attuale Impronta ecologica”. Questo superamento globale significa, in pratica, che “stiamo tagliando legname piu’ rapidamente di quanto gli alberi riescano a ricrescere, pompiamo acqua dolce piu’ velocemente di quanto le acque sotterranee riforniscano le fonti e rilasciamo CO2 piu’ velocemente di quanto la natura sia in grado di sequestrare”. Inoltre, “piu’ di 200 bacini fluviali, dove vivono oltre 2,5 miliardi di persone, soffrono una grave scarsita’ d’acqua per almeno un mese ogni anno”. Con quasi un miliardo di persone che gia’ soffrono la fame, il rapporto mostra come “il cambiamento climatico in sinergia con le modificazioni di uso del suolo , minaccia la biodiversita’ e potrebbe portare a ulteriori carenze alimentari”. “La nostra e’ una chiamata urgente all’azione, non possiamo piu’ aspettare- afferma Donatella Bianchi, presidente del Wwf Italia- la biodiversita’ e’ una parte cruciale del sistema che sostiene la vita sulla Terra oltre che il barometro di quello che stiamo facendo alla Terra, la nostra unica casa. Abbiamo la necessita’ urgente di agire in tutti i settori della societa’ per costruire un futuro piu’ sostenibile”. I risultati di ‘Living planet report 2014′ “mostrano in modo chiaro, come non si mai verificato prima d’ora, che non possiamo permetterci piu’ di perdere tempo- conclude Bianchi- e’ essenziale cogliere l’opportunita’, finche’ siamo in grado di farlo, di sviluppare soluzioni sostenibili e creare un futuro dove potremo vivere e prosperare in armonia con la natura”. E’ poi “allarmante il livello raggiunto dalla perdita di biodiversita’ e i danni provocati agli ecosistemi essenziali per la nostra stessa esistenza- aggiunge Gianfranco Bologna, Direttore scientifico del WWF Italia- questi danni non sono inevitabili ma costituiscono una conseguenza del modo che abbiamo scelto di vivere”. Sebbene il rapporto mostri come “la situazione sia critica vi sono ancora spazi per la speranza , ma e’ necessario non perdere altro tempo- conclude Bologna- per proteggere la natura e’ necessaria un’azione incentrata sulla conservazione attiva, la volonta’ politica e un chiaro e significativo supporto da parte delle imprese”.

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