Alluvione Genova, la “casta” del meteo dormiva e la città annegava

  • Foto di Caterina Daccò da Genova Pedegoli - Quezzi
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MeteoWeb

genova01Adesso se la prenderanno tutti con il Sindaco. Che non c’entra niente. Come in Sardegna un anno fa, come a Roma ogni qual volta piove (che si chiami Alemanno o Marino poco importa), come nella stessa Genova tre anni fa quando un altro sindaco, Marta Vincenzi, fu messa alla gogna e adesso è addirittura a processo. Dopo tre anni è cambiato il Sindaco, è cambiato il sistema di allerta, è cambiato tutto insomma, ma nei fatti non è cambiato niente. A Genova quando piove forte si continua a morire. E che i fiumi esondino, che la città si allaghi, che ci siano blackout, frane e smottamenti, possiamo considerarlo normale quando piove così tanto (i fenomeni meteo delle scorse ore sono stati davvero eccezionali). Ma a differenza dei terremoti, il maltempo si può prevedere. Ed è lì il problema, nel meteo, nelle previsioni meteo e nell’allerta stavolta mancata.

genova07Eppure la Regione Liguria e il Comune di Genova proprio dopo il drammatico evento alluvionale del 4 novembre 2011 hanno sviluppato un sistema di allerta all’avanguardia internazionale, con regole precise e una costante comunicazione con i cittadini. Un sistema che, però, ieri non ha funzionato perchè i meteorologi ufficiali degli enti hanno fallito. Non hanno capito quant’era grave la situazione. Non hanno considerato una configurazione così pericolosa da “allerta“. Dicono di essersi affidati ai modelli matematici, che in effetti non vedevano l’alluvione che però era stata prevista da ragazzini appassionati di meteo. Un meteorologo non dovrebbe limitarsi a osservare i modelli matematici, altrimenti negli uffici meteo dei vari enti regionali possiamo metterci anche un ragioniere o un impiegato qualsiasi senza alcuna competenza del settore. Per saper leggere le mappe meteo basta spendere pochi euro e leggersi un libro di Giuliacci, ogni altra competenza di fisica dell’atmosfera, meteorologia e sinottica è del tutto inutile.

Non c’è stato un avviso della protezione civile nazionale, non c’è stata neanche l’allerta 1, la più debole, di quella Regionale. Alle 23:00 di ieri sera, ad alluvione già in corso, il nastro registrato del numero verde della protezione civile del Comune di Genova recitava “questo numero verde è attivo solo in caso di emergenza di protezione civile”, come raccontano centinaia di cittadini genovesi che avevano provato a contattarlo. Ma l’emergenza si era già consumata.

genova01Eppure ieri mattina quando su MeteoWeb parlavamo a chiare lettere di “rischio alluvione“, in tanti ci accusavano di “scarsa serietà” e di “eccessivo allarmismo“, scrivendo proprio che “la protezione civile non ha diramato neanche l’allerta 1, che volete che sia“. Poi il disastro e le lacrime di coccodrillo di chi prima ironizzava e poi magari s’è ritrovato con il fango alla gola.

Ecco, è questa la cultura che manca ma è un cane che si morde la coda. Se i grandi esperti dell’Arpal alle 18:10 di ieri pomeriggio parlavano di “segnali di graduale indebolimento” con riferimento al sistema perturbato che interessava Genova, per poi scomparire senza dare più aggiornamenti fino a tarda sera quando ormai l’alluvione s’era già consumata, di che cosa stiamo parlando?

La meteorologia è una professione di strada. Non è un settore in cui ci si può permettere di sentirsi una “casta“. I meteorologi ufficiali degli enti preposti alle allerte, come hanno fatto a sottovalutare un allarme così chiaro che non solo su MeteoWeb, ma in tanti sul web avevamo evidenziato sin dai giorni precedenti? Basti pensare al Limet o a molti altri semplici appassionati meteo della Liguria che gestiscono pagine facebook o semplici blog con più professionalità rispetto ai meteorologi ufficiali. L’alluvione di ieri a Genova non è stata improvvisa. Sulla città e in provincia diluvia senza sosta da lunedì, e in modo particolare ieri già dalla mattinata la situazione era critica. C’era tutto il tempo per un preavviso che avrebbe potuto evitare le gravi conseguenze di ieri sera.

genova04Eppure in questi tre anni la protezione civile regionale non è certo stata avara di allerte, anche pesanti, quando poi non è successo niente di che. Come mai proprio ieri il silenzio più totale?

Questi stessi “meteorologi ufficiali” sono quelli che trascorrono le loro giornate ad inveire contro i siti di informazione meteorologica, in modo saccente e supponente, venendo a dirci che “non si dice bomba d’acqua, ma nubifragio” e ancora che “non si dice ciclone, ma perturbazione” e che “quello che chiamate tornado in realtà è una tromba d’aria” oppure, quando parli di tromba d’aria in base alle testimonianze ma ancora non ci sono foto del cono, precisano subito “sarà stato un downburst” tanto per sminuire l’evento e poi zittirsi non appena arrivano le prime foto vorticose. Insomma, tutte cazzate. Perché bomba d’acqua e nubifragio sono sinonimi. Ciclone e perturbazione sono sinonimi. Tornado e tromba d’aria sono sinonimi. Significano la stessa cosa, tecnicamente sono la stessa cosa, è solo una scelta di forma.

genova05I tempi sono cambiati, il linguaggio è cambiato, l’informazione è cambiata. Non ci si può trincerare dietro queste barricate se si vuole interloquire con la gente. E l’interlocutore privilegiato di un meteorologo non deve certo essere il barone dell’Università o dell’Accademia della Crusca, bensì deve essere il popolo, che a questa scienza si può appassionare e avvicinare ma solo se ovviamente ne capisce le dinamiche e se gli viene presentata con un linguaggio chiaro, che rende l’idea di quello che accade.

genova11Al contrario, i meteorologi “ufficiali” oggi sono in imbarazzo. E noi non possiamo stare zitti. Perché adesso se la prenderanno tutti con il Sindaco, come sempre in questi casi. Sarà il capro espiatorio, finirà in tribunale, passerà guai. Ma qui ci va di mezzo anche la meteorologia, come scienza, che verrà sempre più messa alla berlina dalla una popolazione giustamente sempre più scettica solo perché ieri chi doveva allertare dormiva.

I veri responsabili di questo disastro continueranno a spassarsela passando le loro giornate a sparlare dei vari MeteoWeb di turno, anziché seguire il nowcasting meteo. Avessero un briciolo della passione di quei ragazzi che a 16-17 anni in situazioni del genere rimangono tutta la notte a curare blog e pagine facebook amatoriali con immagini radar e dati meteo sempre aggiornati, le nostre alluvioni sarebbero innocue senza morti e con molti meno danni perché l’allerta arriverebbe in tempo e la cultura della previsione meteo sarebbe pane quotidiano.

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