“Ho perso tutto. Per la terza volta a causa delle alluvioni. E questa e’ la seconda in tre anni. Ora non so davvero cosa fare”. Pietro Scali, 58 anni, meccanico, lotta contro il fango nella sua officina di via Olivieri, che si trova lungo l’argine di sinistra del torrente Bisagno, dove il corso d’acqua incontra il “tappo” della stazione Brignole e quando il corso d’aqcua si gonfia, esce dagli argini. “Nel 1993 la mia officina e’ rimasta distrutta – racconta l’uomo – Allora presi qualche soldo. Nel 2011 ho perso di nuovo tutto. Attrezzature, moto che tenevo in vendita, scooter che mi erano stati affidati dai clienti. Non ho preso un euro, mi sono rialzato con le mie sole forze. Ho fatto un mutuo per pagare i danni. Ora non so cosa fare”. Intorno a Scali, simbolo della devastazione portata dall’esondazione del Bisagno nella “conca” di Brignole, l’ampia area depressa intorno alla stazione che racchiude i quartieri di San Fruttuoso, Foce e Marassi.
“Ho appena terminato di pagare le rate di quel mutuo. Ora, per tirare avanti, l’unica cosa che posso fare e’ non pagare la caterva di tasse che mi sono state chieste”. Scali, sposato e con due figli in eta’ scolare, assicura amaramente che “Vorrei chiudere e gettarmi tutto alle spalle. Ma non posso. Con questo lavoro mando avanti la famiglia. Non ho altro”. Anche intorno all’officina di Scali gli “angeli del fango” danno una mano con vanghe e secchi. Recuperano pezzi meccanici, li lavano, li porgono al meccanico: “Devo ringraziare tutti coloro che mi stanno dando una mano. Gente semplice, come me” conclude il meccanico genovese. I commercianti e gli operatori economici che hanno perso tutto sono decine. La piena del Bisagno ha devastato negozi, supermercati, magazzini, ristoranti, fast food. Le associazioni di categoria stanno contando i danni, prossimi ad organizzarsi per chiedere alle istituzioni un aiuto.