Alle pendici delle piattaforme petrolifere i pesci “abitano felici”: uno Studio sugli habitat marini ha scoperto che in California i pesci sono 27 volte piu’ riproduttivi vicino a questi impianti rispetto che sulle scogliere naturali al largo della costa. Dal 1995 al 2011 il team di ricerca dell’Occidental College di Los Angeles ha esaminato 16 piattaforme petrolifere o di gas e sette scogliere rocciose, analizzando il numero e la dimensione dei pesci presenti in ciascun habitat. Per evitare sovrastime hanno incluso poi nell’analisi solo pesce presente entro due metri da ogni struttura, escludendo cosi’ gli esemplari solamente di passaggio. I risultati, come pubblicato sul Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), hanno lasciato a bocca aperta gli esperti: i pesci sono “marcatamente piu’ abbondanti” intorno alle piattaforme petrolifere. La produttivita’ e’ stata stimata essere tra i 105 e gli 887 grammi di pesce per metro quadrato di fondo marino all’anno; un risultato 27 volte maggiore rispetto al range di produttivita’ riscontrabile nelle scogliere rocciose profonde analizzate nello Studio. Secondo gli esperti la causa e’ da attribuire all’enorme superficie sottomarina degli impianti di trivellazione che, estendendosi con elevata complessita’ tridimensionale lungo l’intera colonna d’acqua, diventano “l’equivalente marino di un grattacielo”. “Le strutture delle piattaforme supportano una comunita’ di invertebrati che, insieme alle risorse galleggianti come il plancton, costituiscono la base della catena alimentare a supporto dei pesci associati con la piattaforma,” ha spiegato Jeremy Claisse che ha condotto lo Studio. Per cercare un termine di paragone al risultato californiano, i ricercatori hanno inoltre esaminato i dati provenienti da molti altri studi sull’abbondanza di pesce negli habitat naturali: anche il piu’ produttivo di questi, una barriera corallina sull’isola polinesiana di Moorea, ha riportato una produttivita’ ittica di 74,2 grammi per metro quadrato all’anno; un risultato ancora molto basso rispetto a quanto dimostrato intorno alle piattaforme petrolifere californiane. “Questi risultati dimostrano la potenziale importanza di strutture artificiali nel migliorare gli habitat naturali, e dimostrare inoltre che lasciandole sul posto dopo il loro utilizzo, se fatto bene, possono riscontrarsi benefici per l’ambiente marino”, ha continuato Claisse.