Autismo: ecco il progetto internazionale per la diagnosi precoce

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AutismoL’Istituto Superiore di Sanità per il riconoscimento tempestivo dei disturbi dell’età evolutiva, ha avviato, nel 2011, un progetto per formulare in tempi ancora più brevi la diagnosi di autismo. I primi risultati di questi studi sono stati presentati nella sede del Cnr, durante una conferenza internazionale a cui hanno partecipato responsabili dagli Stati Uniti, dal Regno Unito e anche dall’Italia.

Quattro regioni sono protagoniste, in particolare, di questo studio che vede impegnati i reparti di Neurotossicologia e Neuroendocrinologia dell’Iss di Lombardia, Toscana, Lazio e Sicilia.

Con tale metodo si punta a diagnosticare in maniera precoce i disturbi dello spettro autistico, iniziando a sorvegliare il bambino sin dalla gravidanza e fino ai due anni d’età. Dal 2011 ad oggi grazie a questa indagine è stato possibile individuare anche dei casi di bambini a rischio, cioè fratelli e sorelle minori di soggetti a cui è stato già diagnosticato l’autismo.

Si tratta di un grosso passo in avanti, in quanto precedentemente, tale diagnosi veniva fatta solo quando i due anni d’età erano già stati superati. Questo può avere conseguenze sulle cure, che iniziando ad essere praticate in ritardo possono risultare meno efficaci.

Il percorso ideato dall’Iss prevede cinque punti: monitoraggio degli indici di benessere del soggetto; raccolta dei parametri di crescita dalla nascita ai 18 mesi, con maggiore attenzione alla circoferenza cranica; l’analisi dell’interazione tra il bambino e un adulto mediante registrazioni video; a periodi intervallati di 6 mesi la valutazione dello sviluppo cognitivo; e infine lo screening genetico, effettuato tramite un prelievo di sangue per l’estrazione del Dna genomico.

Esiste un sito apposito per i genitori, Network Italiano per il Riconoscimento Precoce dei Disturbi dello Spettro Autistico, visitabile all’indirizzo http://www.progettonida.it/.

E’ prevista inoltre la creazione di un database che permetta agli operatori di interagire. E’ altresì importante il fatto che tutte le figure professionali impegnate nel progetto, come neurobiologi, neuropsichiatri infantili, psicologi, terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva e ingegneri biomedici, possono agire di concerto per mettere a punto un intervento terapeutico ad hoc e ridurre l’impatto del disturbo sul bambino, ma anche a carico della sua famiglia.

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