“Quel che si trova all’esterno è tutto da condividere”. E’ questo il motto alla base del riciclo di vecchi oggetti e del recupero di aree trascurate, trasformandole in aree urbane davvero attraenti, che vuol essere, al contempo, un atto di resistenza contro le leggi del mercato e la mercificazione delle costruzioni. E’ questo il pensiero che ha guidato l’opera dell’architetto francese Stephane Malka che ha dato vita alla Bow House, la casa-vetrina situata in una piazza ad Heerlen, nei Paesi Bassi. Il progetto appartiene alla graffitectural, un’architettura stile hip hop, in cui gli edifici nascono dallo sfruttamento di elementi costruttivi esistenti, quindi riciclati, valorizzando aree urbane trascurate.
Supportata da impalcature, la simpatica casetta copre un muro riempito da graffiti, risultando un’unità abitativa aperta, un prolungamento dello spazio pubblico, rivolto a tutti i passanti, in grado di regalare un rifugio luminoso a chi ne ha bisogno. L’alloggio, infatti, è a costo zero ed è realizzato interamente con finestre dalle forme e dalle tipologie più disparate: sistemi scorrevoli o basculanti, persiane, finestre pieghevoli, dai vetri coloratissimi, danno vita ad una struttura modulare, flessibile, leggera, facile da montare in qualsiasi spazio pubblico dotato di una grande parete da riempire. La Bow House, strutturata su due livelli, dotata persino di una terrazza erbosa, ha porte ovunque, tranne all’ingresso; rivolgendo ai passanti un originale ed accogliente invito a farle visita. Al progetto hanno collaborato anche Nick Olson e Lila Horwitz che un anno fa hanno abbandonato il loro lavoro per dedicarsi alla costruzione di una baita in montagna, nel West Virginia, utilizzando vecchie porte e finestre.