Cefalea: ne soffrono 10 mln di italiani, la neurostimolazione per i casi gravi

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MAL DI TESTA4 - CopiaIn Italia oltre 10 milioni di persone, per la maggior parte donne, soffrono di cefalea primaria con costi globali stimabili in circa 3,5 miliardi di euro l’anno. Nei casi gravi di emicrania cronica refrattari alla terapia farmacologica si può ricorrere alla neurostimolazione elettrica, che agisce intercettando i segnali di dolore prima che raggiungano il cervello. In pratica viene impiantato un dispositivo, una sorta di ‘pacemaker’, che invia lievi impulsi elettrici ai nervi lungo il midollo spinale, riducendo la sensazione di dolore e sostituendola con altre sensazioni o, in alcuni casi, semplicemente eliminandola. La metodica è tra gli argomenti al centro del Congresso nazionale della Federdolore-Sicd, in corso oggi e domani a Milano. La neurostimolazione è “ormai riconosciuta come reale alternativa al fallimento di tutte le cure farmacologiche conservative. Diversamente da queste che agiscono sui meccanismi chimici dell’organismo, gli impianti di neurostimolazione regolano i sistemi elettrici di comunicazione del dolore presenti nel nostro corpo”, sottolineano gli specialisti. Il piccolo dispositivo che invia gli impulsi agli elettrocateteri viene solitamente posizionato nell’addome o nella zona dei glutei. Gli elettrocateteri vengono inseriti in un’area lungo il midollo spinale denominata spazio epidurale. Un dispositivo portatile esterno, simile a un telecomando, consente di regolare la stimolazione. I pazienti ideali – suggeriscono gli specialisti – presentano un dolore cronico alla schiena, al collo, alle braccia o alle gambe che perdura da almeno 6 mesi. Il dolore è di tipo neuropatico (con bruciore, formicolio o intorpidimento) e non è stato alleviato adeguatamente da interventi chirurgici, farmaci per il dolore, blocco nervoso o fisioterapia. Ma la neurostimolazione non è appropriata per tutti: “Non è consigliata infatti ai soggetti con impianto di pacemaker cardiaco di tipo ‘on demand’ – spiegano – a coloro che non sono in grado di far funzionare il sistema o che sono portatori di un defibrillatore per cardioversione (Icd). Infine, è controindicata durante la gravidanza e l’allattamento”.

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