Con l’avvento di una circolazione, dominata dagli scambi meridiani, caratterizzata da frequenti scambi di calore fra il polo e le latitudini temperate e sub-tropicali (appunto lungo i meridiani), il flusso perturbato principale, che scorre fra gli Stati Uniti e l’Europa centro-settentrionale, ha cominciato a indebolirsi, a tratti anche in maniera sensibile, presentando delle ampie ondulazioni (“onde di Rossby”) che dal continente nord-americano si sono spinte in direzione dell’Atlantico settentrionale e dell’Europa. In sostanza ciò significa che la differenza di pressione tra la depressione islandese e l’alta pressione delle Azzorre si è sensibilmente ridotta. Venendo a mancare quel fitto “gradiente barico orizzontale” e il “gradiente di geopotenziale” in quota, fra latitudini artiche e la fascia sub-tropicale, che tiene vivo il flusso zonale sul nord Atlantico, le “Westerlies” impetuose che dal nord degli USA e dal Canada orientale si dirigono a gran velocità verso l’Islanda, l’Europa occidentale e la Scandinavia, vengono sensibilmente inibite. Il debole “gradiente di geopotenziale” in quota contribuirà ad indebolire il ramo principale del “getto polare” che fuoriesce dal continente nord-americano. Tale rallentamento del “getto polare” agevolerà, a sua volta, la formazione di grandi ondulazioni troposferica, su larga scala, che dalla fascia sub-tropicale si estendono fino alla regione artica, favorendo la discesa di ampi blocchi di aria fredda, che dal mar Glaciale Artico si versano verso le medie latitudini.
Mentre ad est di queste avvezioni fredde si generano intense rimonte calde sub-tropicali (come quella in atto da giorni sul Mediterraneo centrale e sull’Italia), pronte a dirigersi fin sulla regione artica, con ripercussioni che possono avvertirsi pure sopra il mar Glaciale Artico, dove tuttora le temperature rimangono largamente sopra le medie su tutti i settori. Concentrandoci sull’area mediterranea notiamo come il ritorno del promontorio anticiclonico dinamico sub-tropicale, di matrice nord-africana, sul bacino centrale del Mediterraneo, è indotto da un rapido rallentamento della velocità del “getto polare”, che dal nord degli USA e dal Canada orientale esce verso l’Atlantico settentrionale. Insomma, una questione di onde planetarie su larga scala. Questo graduale indebolimento del “getto polare” che esce dal continente nord-americano, ha amplificato lo sviluppo di una grande ondulazione ciclonica sull’Atlantico orientale, la quale ha esteso le proprie radici fino al tratto di oceano poco a largo delle coste del Marocco. Durante il weekend, appena trascorso, tale asse di saccatura, piuttosto marcato, si è spostato molto lentamente verso levante, avanzando verso le coste del Portogallo e il Marocco. Lungo il ramo ascendente (bordo orientale) dell’ondulazione ciclonica, affondata fino alle coste del Marocco, la curvatura ciclonica (senso antiorario) delle correnti ha instaurato un sostenuto richiamo di calde correnti sub-tropicali continentali, dai quadranti meridionali, che hanno pilotato masse d’aria piuttosto calde e secche che dall’entroterra desertico del Marocco e dell’Algeria occidentale si sono spinte in direzione del Mediterraneo centro-occidentale, raggiungendo l’Europa centrale, le Alpi e buona parte delle regioni settentrionali, attraverso correnti più da S-SO e SO, piuttosto umide e instabile.
Questo flusso dai quadranti sud-occidentali, dopo essere passato sopra le acque calde del mar delle Baleari, del mar di Corsica e del mar Ligure, si è caricato di umidità (un po’ come una spugna che asciuga l’acqua), raggiungendo le nostre regioni settentrionali, ed in particolari i settori pedemontani di Liguria, alta Toscana, Piemonte e Lombardia, sotto forma di venti umidissimi che hanno scaricato precipitazioni davvero molto abbondanti (soprattutto per l’azione del “forcing” orografico appenninico e prealpino). Cosi, mentre il nord si trovava a fare i conti con piogge insistenti, forti rovesci e temporali dalle caratteristiche pienamente estive, le regioni meridionali, inglobate dalla cupola anticiclonica sub-tropicale di matrice nord-africana, godevano di condizioni climatiche estive, con temperature massime salite oltre i +30°C +32°C. Ma con picchi persino di +33°C +34°C in Sicilia. Una situazione purtroppo destinata a rimanere invariata anche nei prossimi giorni, visto l’azione di blocco eretta da questo promontorio anticiclonico sub-tropicale nei confronti dell’umido flusso perturbato atlantico, costretto al solo tentativo di infiltrazione lungo il margine più settentrionale della struttura altopressoria, con un flusso “derivato” sud-occidentale nella media troposfera che dal Mediterraneo centro-occidentale si inerpica fino alle Repubbliche Baltiche e alla Russia europea.
Nel corso della settimana l’attivazione del richiamo caldo dai quadranti meridionali sul margine orientale della saccatura oceanica innescherà un’ulteriore azione di “forcing” dinamico (avvezione calda sub-tropicale), nella media troposfera, che alimenterà il promontorio anticiclonico nord-africano, che dall’entroterra algerino si proietterà verso il Mediterraneo centrale, trasformandosi in seguito in un vero e proprio anticiclone di blocco che ha esteso la sua coperta verso le nostre regioni centro-meridionali. Nel corso del prossimo weekend l’azione di “forcing” nella media troposfera continuerà ad alimentare la struttura anticiclonica sub-tropicale, che posizionerà i propri massimi, sia in quota che nei bassi strati, sul Mediterraneo centro-occidentale, fra Spagna e Italia, assicurando condizioni di moderata stabilità su tutte le nostre regioni, con prevalenza di tempo stabile e soleggiato. Lo stesso anticiclone di blocco che si stenderà sul Mediterraneo centrale avrà il merito di costringere le organizzate perturbazioni atlantiche e i profondi sistemi depressionari a rimanere relegati tra l’Europa occidentale e le Isole Britanniche, per poi deviare bruscamente verso nord-est, piegando in direzione della penisola Scandinava, proseguendo la loro corsa verso l’estremo nord della Russia europea. In questo modo il flusso zonale principale e le piovose perturbazioni oceaniche continueranno a rimanere attive a latitudini piuttosto elevate, tra l’Atlantico settentrionale, la Scandinavia e la Russia europea.