L’Italia ”e’ certamente un Paese in cui e’ possibile, seppur poco probabile, che arrivi Ebola, ma e’ sicuramente in grado di controllarla”. Lo afferma Massimo Andreoni, presidente della Societa’ Italiana Malattie Infettive e Tropicali (Simit). ”Essendoci un periodo di incubazione di 21 giorni – sottolinea l’esperto – chiunque potrebbe partire sano e tornare con il virus. Ma se dovesse arrivare l’Ebola, si tratterebbe di singoli casi: l’epidemia dovrebbe essere scongiurata”.
La rete rappresentata dagli infettivologi, presente in tutta Italia, continua ad esercitare la sua funzione di sorveglianza. Le procedure per porre in sicurezza gli eventuali casi sospetti, ricorda Andreoni, ”sono attive e funzionanti, cosi’ come i due centri per l’assistenza e la diagnosi identificati presso l’Istituto Nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani a Roma e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Luigi Sacco di Milano”. Il presidente Simit ricorda comunque che, ”grazie all’assenza di voli diretti per il nostro Paese a partenza dai tre Paesi colpiti in Africa Occidentale e dalla Repubblica Democratica del Congo, l’ipotesi di un trasferimento in Italia di un caso di infezione ancora in fase asintomatica continua a presentare una probabilita’ molto bassa”. Il consiglio, tuttavia, e’ quello di ”evitare allarmismi e corsa a controlli inutili: il contagio puo’ avvenire solo in caso di contatto diretto con persona infetta”. Infine anche un invito a ”non provocare forme di razzismo: le procedure si applicano in persone provenienti da Paesi in cui il virus sta circolando, quindi attenzione a non provocare casi di xenofobia – conclude Andreoni – ed anche se non esistono vaccini o precauzioni particolari, va detto che il virus e’ ancora lontano da noi”.