La prima sensazione e’ ”paura. Atterri a Freetown e vai in citta’ con un barchino stracolmo, al collo un salvagente dove ci ha sudato chissa’ chi, sapendo che il sudore e’ un veicolo di trasmissione. Un brivido. Poi ti passa”. Lo racconta il fondatore di Emergency, Gino Strada, in un’intervista al Corriere della Sera in cui dice: ”Se becco Ebola mi faccio curare qua”. In Sierra Leone ”c’e’ bisogno di infermieri e anche di medici. Una quindicina di persone in Italia sono pronte a partire domattina”, pero’ ”in Italia il governo puo’ decidere di cambiare la Costituzione o di mandare armi ai curdi ma non di emanare un decreto, un foglietto, un sms in cui si dice: gli operatori che lavorano in strutture pubbliche o convenzionate possono andare in Africa per l’emergenza Ebola senza che questo debba interferire su contributi, assicurazioni, pensioni e tutto il resto”, denuncia Strada. ”L’abbiamo fatto per lo tsunami e i terremoti. Ebola no perche’ e’ l’epidemia dei poveracci? Se c’e’ un’emergenza internazionale come dice l’Oms chi deve rispondere se non il personale internazionale?”. ”Non dimentichiamoci dell’esperienza Aids. Da un focolaio e’ diventata una pandemia perche’ per 4 anni i governi e i potenti vari hanno discusso su chi fosse lo scopritore del virus perche’ in ballo c’erano i diritti su un eventuale vaccino”, avverte Strada. ”Dobbiamo agire: ognuno faccia la sua parte”.