Virus contro protozoo. L’attenzione e l’impegno internazionale nella lotta a Ebola in Africa sta già mettendo in secondo piano un altro nemico potente e insidioso in quell’area del mondo: la malaria. A temere i contraccolpi di un ‘effetto Ebola’ è Fatoumata Nafo-Traoré, la responsabile di Roll Back Malaria Partnership, dopo una visita in Africa. “Comprensibilmente – dice l’esperta alla Bbc online – tutta l’attenzione degli operatori sanitari è concentrata su Ebola”. Così le aree delle strutture sanitarie di solito piene di pazienti con la malaria stanno diventando “luoghi fantasma”. Il fatto è che le due malattie spesso si sovrappongono: nel 2012 la malaria ha ucciso 7 mila persone nei tre Paesi africani più colpiti da Ebola, e molti sono bambini. Ora che Sierra Leone, Liberia e Guinea stanno lottando contro il virus emorragico, Nafo-Traoré teme che i recenti progressi nella prevenzione della parassitosi vadano in fumo. “Siamo tutti d’accordo – afferma – che nessun bambino dovrebbe morire per la malaria, perché abbiamo gli strumenti per prevenirla e trattarla. Ma ora, comprensibilmente, tutta l’attenzione degli operatori sanitari è concentrata su Ebola. Vediamo di solito letti d’ospedale con tre bimbi insieme perché non c’è spazio, ma ora queste guardie pediatriche sono diventate aree fantasma, perché non ci sono operatori. Così non sappiamo chi ha la malaria e chi sta morendo per questa malattia”, oggi curabile. Insomma, “siamo davvero preoccupati che Ebola freni i progressi nella lotta alla malattia”. Uno dei problemi è che i sintomi delle due patologie sono simili, almeno nella fase iniziale, come abbiamo visto anche nei vari falsi allarmi registrati finora in Italia. E questo influisce sul comportamento dei pazienti. “Al momento, quando le persone hanno la febbre, evitano di andare negli ospedali perché hanno paura di essere trattenute nei centri per l’Ebola. Stiamo lavorando con i Paesi per garantire che siano eseguiti i test anti-malaria e che siano distribuiti i farmaci. E’ importante un approccio coordinato”, che punti sulla prevenzione, anche per ridurre il numero di casi di malaria e “non sovraffollare inutilmente i centri per l’Ebola”.