“C’è forse stato un eccesso di precauzione. Ma meglio così, meglio essere prudenti per evitare casi come quello dell’infermiera spagnola contagiata. Ma per favore cerchiamo di essere chiari: il caso del medico di Emergency ricoverato allo Spallanzani non è un caso. Non è malato di Ebola, i test sono risultati negativi”. Così la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, in un’intervista uscita stamattina sul Messaggero. In merito alla possibilità che il medico marchigiano di Emergency, ricoverato dal 3 ottobre all’ospedale Spallanzani della capitale, dopo essere tornato da Freetown (Sierra Leone), sia il primo caso italiano di contagio, ha precisato: “Tutti gli elementi ci permettono di escluderlo. I test sono tutti negativi. Ma, soprattutto, non ha alcun sintomo. Il periodo di incubazione è di 21 giorni, ne sono passati 14 da quando ha avuto il contatto”. “Ringrazio Emergency per il suo impegno – ha continuato Lorenzin -. Dalla struttura di Freetown il responsabile ci ha assicurato che nessun operatore italiano ha avuto contatti con il medico ugandese (ammalatosi di Ebola dopo aver partecipato a una cena con il medico italiano ricoverato, ndr). Più in generale, stiamo pensando con la cooperazione e le nostre Ong se sia possibile realizzare una ‘zona di decompressione’ per tutti i cooperatori per un periodo di 21 giorni prima di tornare in Europa: avremo la certezza che in nessun modo potranno esserci contagi. Le missioni in West Africa sono fondamentali: contribuiscono a fermare il contagio. E fermarlo è nell’interesse di tutto il mondo, compresa l’Italia. Se non riusciamo a limitarlo, prima che i contagiati arrivino a quota 20mila, tutto sarà molto più complicato”. “Dobbiamo tracciare gli operatori e più in generale tutti viaggiatori che tornano o arrivano in Europa dai paesi a rischio. Seconda azione: inviare dei medici europei anche egli aeroporti africani di partenza, che facciano prevenzione e informazione”, ha concluso la ministra della Salute nell’intervista al Messaggero.