I giovani italiani sono sempre piu’ ipertesi e pochi di loro ne sono a conoscenza. E’ l’allarme lanciato a Bologna dalla SIIA – Societa’ Italiana dell’Ipertensione Arteriosa nel secondo giorno del suo XXXI Congresso Nazionale. “Non esiste una nuova malattia chiamata ‘ipertensione giovanile’ – spiega il Presidente Claudio Borghi, del Sant’Orsola Malpighi di Bologna – il problema e’ che questa condizione oggi compare molto in anticipo, talvolta 5/10 anni prima rispetto al passato, per effetto dei nuovi stili di vita e dello stress”. Sedentarieta’, perdita del sonno spontanea o provocata, intossicazione tecnologica causata da una esposizione prolungata a cellulari e a computer e consumo frequente di pasti fast food aumentano infatti il rischio ipertensivo. “Per affrontare il problema dell’ipertensione nei giovani oggi non basta piu’ l’approccio tradizionale, serve capire com’e’ cambiata la loro vita”, prosegue il Prof. Massimo Volpe, dell’Universita’ La Sapienza di Roma – Ospedale Sant’Andrea. “Ad esempio, in media, i ragazzi italiani mangiano fuori tra le 8 e le 10 volte a settimana: questo impedisce di controllare l’assunzione di sodio e grassi. Non mi stupirei – afferma Volpe – se l’eta’ media in cui si manifesta la condizione si abbassasse ulteriormente”. Sotto la sua guida, e’ partito iGame, uno studio che avra’ la finalita’ di comprendere esattamente quanto importante sia il fenomeno nella popolazione, esaminando un campione che andra’ dai 4mila ai 6mila soggetti. “Noi monitoriamo i ragazzi tra i 18 e i 35 anni – conclude il Prof. Volpe – ma sono preoccupato anche per i tredicenni, che ormai utilizzano strumenti informatici per un numero spropositato di ore. Anche perche’ la condizione potrebbe manifestarsi a quarant’anni, come conseguenza di un’adolescenza in cui si e’ condotto uno stile di vita sbagliato”.