
All’interno – si spiega nella scheda tecnica – un sistema di coltivazione idroponica garantisce un risparmio del 70% di acqua rispetto alle colture tradizionali, grazie al riuso dell’acqua. L’acqua viene fornita da dissalatori solari disposti lungo il perimetro, in grado di produrre acqua pulita (fino a 150 litri al giorno) da acqua salata, salmastra o inquinata. L’energia che fa funzionare Jelly Fish è fornita da pannelli fotovoltaici, mini turbine eoliche e un sistema che sfrutta il moto ondoso per produrre elettricità.
“E’ un manufatto d’avanguardia – spiega l’assessore all’agricoltura e foreste della Regione, Gianni Salvadori – che abbiamo sostenuto come Regione perchè rappresenta un esempio di quello che la ricerca, una ricerca di grande livello come quella che abbiamo in Toscana, può portare in termini di innovazione, ma anche di sostenibilità e partendo da materiali di recupero”.