
“In Italia – dice Giuseppe Riva, docente di Psicologia della Comunicazione e Psicologia e Nuove Tecnologie della Comunicazione presso l’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore di Milano, autore di Nativi Digitali (Il Mulino) – abbiamo una relazione piu’ affettiva con il mezzo tecnologico, pensiamo a quanto lo smartphone sia lo strumento principe per andare su internet e come diventi il centro della nostra vita affettiva/relazionale. Il social diventa l’equivalente virtuale dei luoghi di aggregazione del passato, facilitato dal fatto che ognuno puo’ disporre di questo ‘luogo virtuale’ a casa propria, o da qualsiasi parte si trovi. Facebook risponde alla natura degli italiani, in particolar modo per la sua funzione di connessione affettiva e rassicurante”.
“Un selfie – spiega ancora Giuseppe Riva – e’ differente da un semplice ‘autoscatto’, il quale non prevede la componente social della condivisione, e anche da un self-shot, termine che nel contesto dei nuovi media e’ arrivato a identificare le fotografie di se stessi a tema erotico”. Sul tema Riva ha avviato una ricerca che “ha gia’ mostrato dei risultati preliminari. E’ emerso che gli scopi riconosciuti all’attivita’ del selfie sono soprattutto ‘far ridere e divertire gli altri’ (39%), ‘vanita” (30%) e ‘raccontare un momento della propria vita’ (21%). Quanto ai motivi per cui le persone si fanno i selfie, emerge che se li fanno non tanto per esprimere come sono o come si sentono (identita’, aspetti interiori) bensi’ per raccontare agli altri con chi sono, dove sono e cosa stanno facendo (aspetti esteriori). Le donne si fanno notevolmente piu’ selfie degli uomini, e risultano piu’ interessate alle motivazioni interiori (‘mi faccio selfie per mostrare come sono e come mi sento’). Inoltre, affermano di sperare maggiormente di ricevere commenti positivi dagli amici sui social network, e anche di temere maggiormente di ricevere commenti negativi dagli altri”.
