Salute: svelato nuovo tassello del genoma di Drosophila melanogaster

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I ricercatori hanno elaborato una mappa dettagliata della eterocromatina della Drosophila melanogaster

ricercaSvelato un un nuovo importante tassello nell’esplorazione del genoma di Drosophila melanogaster, organismo modello per lo studio delle malattie umane. Un gruppo di ricercatori dell’Universita’ Sapienza di Roma ha effettuato uno studio, pubblicato sulla rivista Genome Research, che ha consentito di approfondire le conoscenze citologiche e molecolari sull’eterocromatina, da sempre considerata il “lato oscuro del genoma” che nella specie umana rappresenta circa il 30 per cento del genoma. I ricercatori hanno elaborato una mappa dettagliata della eterocromatina della Drosophila melanogaster che ha permesso di evidenziare al suo interno nuovi geni essenziali. Tra questi, e’ stato identificato il gene “Myosin 81F” codificante per una nuova proteina della famiglia delle miosine, che oltre alle funzioni motrici canoniche potrebbe svolgerne altre ancora sconosciute. Inoltre, Myosin 81F, e’ un gene gigantesco con le sue 2 milioni e 500mila coppie di basi di DNA, dimensioni paragonabili addirittura a quelle di un intero genoma batterico. Tali dimensioni sono dovute alla presenza di ampie regioni, gli introni, che rappresentano piu’ del 90 per cento del gene. I grandi introni non codificano un prodotto proteico, ma potrebbero giocare un ruolo importante nel regolare l’attivita’ di Myosin 81F. “L’eterocromatina – ha spiegato Patrizio Dimitri, uno dei ricercatori dello studio – e’ stata da sempre assimilata ad una sorta di discarica genomica di “junkDNA”, ovvero “DNA spazzatura” non a caso anche sui libri di testo di Genetica essa e’ sinonimo di inattivita’ genetica. In realta’, l’eterocromatina contiene una sorprendente ed eterogenea varieta’ di sequenze geniche funzionali, alcune di grandi dimensioni, che sono necessarie per lo sviluppo ed il differenziamento cellulare di Drosophila melanogaster. Anche nella specie umana mutazioni del DNA dell’eterocromatina potrebbero alterare lo sviluppo dando origine a patologie ereditarie, sebbene non esistano ancora dati sperimentali a supporto di questa ipotesi”.

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