Salute: in Europa 147.000 morti l’anno per “infezioni da cure”

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Le-infezioni-resistenti-agli-antibiotici-nel-2050-provocheranno-più-decessi-dei-tumoriSono 4,1 milioni circa i pazienti della Comunità europea che vengono colpiti da infezioni legate all’assistenza sanitaria, con una stima di 147 mila morti ogni anno. Le infezioni più frequenti sono le polmoniti, soprattutto quelle legate alle comunità e agli ospedali (percentualmente il 19,4% di tutte le infezioni), le post chirurgiche (19,6%) e le infezioni urinarie (19%). Particolarmente frequenti anche le infezioni del torrente circolatorio (10,7%) e quelle gastrointestinali (7,7%). Si parlerà anche di questo al quinto Congresso internazionale Amit, Argomenti di malattie infettive, presso il Museo nazionale della scienza e della tecnologia ‘Leonardo da Vinci’ di Milano, al via domani 12 marzo nel capoluogo lombardo, dove sono attesi oltre 300 specialisti, italiani e stranieri. L’evento proseguirà il 13 marzo. “Sono soprattutto i neonati, gli anziani e i soggetti con alcune criticità come diabete, problemi cardiovascolari, sottoposti a trapianti e a trattamenti chemioterapici, i più in pericolo – spiega Marco Tinelli, presidente del Congresso e componente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) – Le infezioni crescono al crescere dell’età: sopra i 65 anni i fattori di rischio aumentano di almeno tre volte. Un problema che aumenta ulteriormente una volta superati i 75 anni. Il 75% delle prescrizioni che sono fatte in Italia sono per over 65, una percentuale che da sola assorbe il 65% dei costi del sistema sanitario nazionale”. La Lombardia, sede dell’incontro, è la regione italiana dove ci sono più strutture ospedaliere per malati critici, pazienti che sviluppano più facilmente infezioni anche gravi, molte delle quali da batteri ad alta resistenza agli antibiotici. Il problema è la gestione della terapia antibiotica – sottolineano gli esperti – e in Lombardia, come nel resto d’Italia, non sempre e non ovunque sono stati sviluppati programmi ancora efficaci di gestione per la corretta somministrazione degli antibiotici, specie nei pazienti a più alto rischio di infezione come gli immuno-compromessi (trapiantati, neoplastici, anziani, eccetera). A preoccupare particolarmente è la percentuale elevata di anziani over 70 con infezioni gravi, in particolar modo da enterobatteri, microrganismi che normalmente sono i principali componenti della flora batterica intestinale e non danno problemi. Nelle persone fragili come l’anziano possono diventare virulenti e dare origine a infezioni anche molti gravi. Tra questi batteri il più diffuso è l’E. coli, ma il più pericoloso è la Klebsiella pneumoniae. Il problema delle infezioni negli anziani in Lombardia è particolarmente sentito, perché si tratta della regione d’Italia a più alta densità di posti letto per abitante (28,3 per 100 abitanti) nella case di riposo (le Rsa). Presso queste strutture si riscontrano percentuali elevate (anche del 50%) di infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici più comuni. Per quanto riguarda Milano, inoltre, altro problema – spiegano ancora gli esperti – sono le tipologie dei nuclei abitativi: la percentuale di famiglie monocomponenti o bicomponenti raggiunge il 51%. Molte di queste persone sono disabili e con numerose malattie associate (comorbilità). Questo determina una particolare vulnerabilità alle infezioni anche da batteri ad alta resistenza, tema di cui si parlerà al congresso. Infatti anche nel territorio, non solo negli ospedali e nelle case di riposo, si trovano gli stessi batteri resistenti alla gran parte degli antibiotici. Uno studio eseguito in Lombardia nei territori delle provincie di Lodi e di Lecco, tra i primi a livello internazionale, ha dimostrato che purtroppo le resistenze agli antibiotici si stanno diffondendo anche fuori dagli ospedali e dalle case di riposo per anziani. Sono stati infatti riscontrati nello studio il 5% di isolamenti di batteri ad alta resistenza a tutti gli antibiotici tranne uno: la colistina. Da ciò deriva che molto spesso gran parte degli antibiotici comunemente usati dai medici di famiglia sono del tutto inefficaci.

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