Salute, lo stress è ereditario: il genitore può “trasferirlo” nel Dna del figlio

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Secondo la ricerca di una neuroscienziata, lo stress nel genitore provocato da forti traumi genererebbe una predisposizione biologica del figlio nel produrre l’ormone del cortisolo, che segnala il livello di stress nell’organismo

Lo stress è quella condizione di vivere in cui ci si sente affogato dagli impegni da svolgere quotidianamente e dai pensieri a cui dover trovare una soluzione; proprio per questo il più delle volte si pensa che esso è dettata dalle vite frenetiche che alcune persone svolgono rispetto ad altre. In realtà non è così, poiché in alcune persone potrebbero essere più soggette ad una condizione di stress a causa dell’ambiente familiare in cui hanno vissuto nell’infanzia. Lo stress dunque sarebbe ereditario, ovvero eventi traumatici vissuti dai genitori possano essere trasmessi in modo biologico ai figli. Di questa tesi ne è fermamente convinta la scienziata Rachel Yehuda, direttrice della Divisione per lo studio dello stress traumatico della Mount Sinai School of Medicine di New York, come riportato sul la Repubblica di stamani.  Lo studio è partito dalle ricerche e sperimentazioni sui figli delle persone sopravvissute all’Olocausto, sia mediante intervista diretta che con l’ausilio di questionari, indagando sulla loro salute mentale: seppur questi non abbiano vissuto il trauma della deportazione, una buona percentuale tendeva ad essere molto stressato nella propria vita  ed alcuni addirittura soffrivano anche di disturbi psichiatrici (soprattutto ansia e depressione).

ansia-cure-naturaliLa neuoroscienziata si è chiesta quindi  se la condizione di stress dei figli fosse correlata dal fatto che fossero cresciuti accanto ad una figura genitoriale “provata” da un trauma o un’esperienza molto negativa. I genitori di queste persone avevano sofferto infatti di disturbi da stress post-traumatico (ricorrenti reazioni dissociative, ricordi o sogni legati all’esperienza vissuta, fuga dagli stimoli che potrebbero rievocarla, emozioni o pensieri negativi persistenti, aumentata reattività). La scienziata ha dunque rilevato nel sangue e nell’ urina dei soggetti il cortisolo, l’ormone prodotto dall’organismo sotto stress, e l’attività di un gene regolatore (GR-1F). I risultati della ricerca, pubblicata sull’ American Journal of Psychiatry, hanno dimostrato che i figli dei deportati, ovvero persone che avevano subito un trauma nella vita, possedevano geneticamente una predisposizione maggiore alla vulnerabilità psicologica, generando dunque delle vere e proprie azioni dirette sul Dna.

ansia_cervello_neurone_cervello_neurone_LS_setto_laterale_PVN_salutePer avvalorare maggiormente la tesi della scienziata, sono stati sottoposti a studio anche le donne incinte sopravvissute agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 e nei loro figli: se una donna incinta subisce un forte stress, i figli sono esposti già all’interno del grembo materno ad livelli di cortisolo, sviluppando quindi una predisposizione a questo ormone anche dopo la nascita. Ciò dunque ha confermato anche la tesi riguardo il  pericolo per i feti quando la madre durante la gravidanza è sotto stress. La neuoroscienziata, tuttavia, dà uno spiraglio di luce per quei figli che hanno avuto genitori “stressati”, per poter sfuggire a questa vulnerabilità che potrebbe condizionare la loro vita: la “cura”, starebbe proprio nella capacità dello stesso genitore, che, deve essere in grado di trasmettere al figlio un grado di protezione tale da cercare di mitigare la sua predisposizione biologica al cortisolo. D’altro canto anche le strategie terapeutiche potranno articolarsi su questi due piani: da una parte farmaci che normalizzino la produzione del cortisolo, come gli antidepressivi, dall’altro con gli interventi psicologici mirati a ricostruire un percorso positivo tanto del genitore che del figlio.

 

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