Decifrato per la prima volta un antichissimo papiro egitto che ci suggerisce come rimanere sempre magri mangiando a volontà
di Kirieleyson – Perché i personaggi raffigurati negli antichi papiri e negli affreschi funerari egizi erano tutti rigorosamente magri? E’ questa la domanda che gli egittologi di mezzo mondo si posero fin dai tempi delle prime scoperte archeologiche del XIX secolo, giungendo alla conclusione che la magrezza era rappresentativa dei canoni di bellezza in vigore nella società che si sviluppò nella valle del Nilo.
Come facevano gli antichi egizi ad essere così magri? E questa è stata l’altra domanda che ha appassionato per due secoli studiosi di tutto il mondo.
La verità è venuta a galla in occasione del convegno mondiale sull’alimentazione tenutosi la scorsa settimana presso la Facoltà di Igiene e Profilassi dell’Università di Uppsala (Svezia). Nel contesto degli argomenti trattati nel convegno, i ricercatori Bjiorn Minkeborg e Lisbeth Stikkenson hanno reso pubblici gli straordinari risultati di una loro ricerca, durata 5 anni, durante la quale hanno studiato con tecniche sofisticatissime il celeberrimo Papiro Ebers (ca. 1550 a.C.). I ricercatori sono giunti alla sensazionale scoperta che gli antichi egizi, già durante il periodo dinastico noto come “Medio Regno” (2000-1800 a. C.) avevano scoperto il metodo per rimanere magri senza dover sottoporsi ad alcuna limitazione alimentare e lo adottavano, fin dalla pubertà, nella vita quotidiana.
La scoperta, di per sé eccezionale, si è tinta di giallo quando, alla fine della relazione, i due ricercatori hanno dichiarato che il loro lavoro non sarebbe stato possibile senza il contributo di due colleghi norvegesi, J.J. Sundtoft e A. Aarset, sconosciuti negli ambienti accademici e morti in un misterioso incidente avvenuto nel 2011 nei pressi di Rovaniemi, nella Lapponia finlandese, durante una battuta di caccia alla renna. Il giallo deriverebbe dal dubbio, mai dichiarato apertamente, che dietro l’incidente potrebbe esserci stato lo zampino della potentissima lobby delle multinazionali produttrici di alimenti dietetici preoccupate per il possibile crollo del loro fatturato in caso di divulgazione della scoperta. Infatti il metodo per restare magri utilizzato dagli antichi egizi non costa quasi nulla ed è alla portata di tutti.
Esso è basato sul semplice asserto: non è importante quanto si mangia, importa solo che prima dei pasti si assuma qualcosa che inibisca l’assimilazione. Ebbene, la scoperta dei ricercatori svedesi è appunto quel “qualcosa”.
E quel qualcosa non è altro che un semplicissimo infuso vegetale a base di liquirizia, scorza di limone e foglie di ulivo, sostanze facilissime da trovare millenni addietro in Egitto come oggi lo sono in tutto il bacino del Mediterraneo.
A conferma dell’efficacia del metodo egizio, l’avvenente ricercatrice ha semplicemente fatto presente che sia lei che il suo collega lo utilizzano ormai da due anni ed i presenti non hanno potuto che constatarne gli effetti molto positivi ottenuti dai due scienziati svedesi. Le proprietà dietetiche e terapeutiche degli alimenti indicati sono già note da secoli, ma ciò che non si conosceva era il loro utilizzo sotto forma di infuso. Il merito dei ricercatori di Uppsala, oltre a quello di avere individuato gli ingredienti, è stato quello di essere riusciti a decifrare i geroglifici che indicano i parametri di base ed a quantificarne il dosaggio, convertendo le antiche unità di misura menzionate negli antichi documenti in unità del sistema metrico.
Infatti le sostanze utilizzate nell’infuso di per sé non producono effetti apprezzabili sul mantenimento del peso, a meno che non vengano dosati secondo l’antica ricetta egizia che era rimasta indecifrata fino a poco tempo fa e che ne stabilisce le quantità sulla base del sesso, dell’altezza e dell’età della persona.Il dosaggio nelle quantità esatte stabilizza il peso, dopo un periodo che varia in base al peso di partenza, al rapporto fra altezza (in centimetri) e peso (in kg) nel valore 2.4 per gli uomini e 3.2 per le donne (i parametri sono stati convertiti dalle originarie grandezze in uso durante la XII dinasta).
In termini pratici un uomo alto un metro e ottanta peserà sempre 75kg ed una donna alta un metro e sessanta peserà sempre 50kg, indipendentemente da ciò che essi mangiano, con l’unica condizione che assumano due volte al giorno, prima dei pasti principali, l’infuso egizio nel giusto dosaggio.
Dal termine del convegno le multinazionali dell’industria alimentare e farmaceutica, con singolare solerzia, hanno iniziato ad emettere comunicati stampa e a far pubblicare articoli a pagamento sui pericoli derivanti dall’ingerimento ripetitivo di infusi vari (guardandosi tuttavia dal menzionare la ricerca dei due scienziati svedesi).
Francamente, non si riesce ad ipotizzare alcuna controindicazione nell’uso dell’infuso egizio, dato che gli ingredienti sono di uso quotidiano nella nostra dieta mediterranea. Pertanto, a nostro parere, conviene provare.
L’efficacia della cura, ribadiamo il concetto, non sta solo nelle sostanze di base, con ogni evidenza comunissimi, bensì nel dosaggio, elemento che non è stato ancora divulgato ma che, grazie ad un nostro lettore di Stoccolma, un italiano da anni residente in Svezia, che ci ha chiesto di mantenere l’anonimato, siamo in grado di fornire ai lettori di MeteoWeb.
Veniamo adesso come realizzare l’infuso in casa.
Un litro di infuso è sufficiente per 10 giorni di utilizzo (la dose è di infatti di 50cc prima dei pasti) e, una volta preparato, va conservato in frigo alla temperatura di 7/8°C in un contenitore in vetro ermeticamente chiuso; non congelare e consumare a temperatura ambiente entro 15 giorni. Il vantaggio che abbiamo oggi rispetto agli antichi egizi è il fatto che possiamo conservare l’infuso in frigo, mentre loro dovevano probabilmente prepararselo quotidianamente.
Una volta reperiti gli ingredienti, ognuno potrà preparare l’infuso egizio da sé, secondo il dosaggio valido per un litro d’acqua (possibilmente oligominerale e con una ebollizione di 15 minuti), determinabile con l’applicativo posto alla fine dell’articolo e che tutti i lettori di MeteoWeb potranno utilizzare.
La terapia può essere seguita in cicli periodici, secondo le esigenze personali, tenendo conto di eventuali intolleranze agli ingredienti e di una possibile, ma non accertata, controindicazione per le donne in gravidanza.