L’archeologia diventa automatizzata
I robot potranno aiutare gli archeologi a ricostruire l’uso degli strumenti fabbricati dagli uomini dell’Eta’ della Pietra. A testarne l’uso sono stati i ricercatori dell’Istituto federale svizzero di tecnologia (Eth) di Zurigo. Attualmente in archeologia, per capire come erano usati gli strumenti di pietra di migliaia di anni fa, si adopera una tecnica, detta ‘use-wear’, che consiste nel raschiare la pelle di animali con repliche di utensili in pietra trovate nei siti archeologici, che pero’ porta via molte ore. Gli archeologi svizzeri, guidati da Radu Iovita, ora ricercatore del Monrepos Research Centre di Neuwied in Germania, hanno cercato una maniera per esaminare questi strumenti e le loro applicazioni in modo sistematico, automatizzato se possibile. La svolta c’e’ stata con il bando di un premio, l’Innovation Award, da parte di un’azienda di robotica che ha messo a disposizione fondi per progetti di ricerca innovativi con l’uso dei suoi robot leggeri capaci di controllare la forza. Cosi’ i ricercatori svizzeri hanno fissato questo braccio robotico ad un tavolo, attaccandogli alla fine un adattatore di plastica con un pezzo di legno dove era incollata una replica dell’utensile in pietra. Con l’uso di un apposito programma informatico, il braccio ha iniziato a usare la pietra per raschiare un pezzo di cuoio allacciato al tavolo. Nel giro di pochi secondi, al microscopio e’ apparsa l’immagine della pietra, ingrandita di 80 volte, con delle piccole abrasioni. ”Con questo sistema possiamo automatizzare la produzione di tracce sui vestiti e l’analisi delle repliche”, aggiunge Jonas Buchli, uno dei ricercatori. Diversi robot potrebbero lavorare il cuoio, la pietra o il legno con le repliche di utensili preistorici 24 ore al giorno. ”Potremmo arrivare in futuro – continua Buchli – a creare un grande database con tutte le caratteristiche e le informazioni sui materiali”. Ora i ricercatori svilupperanno un prototipo di robot pensato per gli usi archeologici.