Terremoto in Nepal: faglia adiacente a quella del terremoto magnitudo 8.2 del 1934

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”I dati sembrano avvalorare il modello della segmentazione del fronte di faglia che corre lungo la catena dell’Himalaya”

Comincia a prendere forma la struttura delle faglie lungo la catena dell’Himalaya. I dati che continuano ad arrivare dalle stazioni sismiche sembrano indicare che sono attive piu’ faglie, in segmenti vicini gli uni agli altri e che potrebbero forse sovrapporsi. Ma soprattutto i nuovi modelli aiuteranno a individuare le aree in cui potrebbe accumularsi una maggiore quantita’ di energia, capace di scatenare nuovi terremoti. Modelli come questi ”sono importanti per capire se le deformazioni avvenute con il terremoto del 25 aprile abbiano esaurito tutta l’energia accumulata in quel segmento di faglia, oppure se c’e’ il potenziale per nuove repliche importanti”, osserva il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Quello che sta emergendo dai primi dati e’ che la faglia del terremoto in Nepal del 25 aprile e’ adiacente a quella del grande sisma del 1934, di magnitudo 8,2. ”I dati – rileva Amato – sembrano avvalorare il modello della segmentazione del fronte di faglia che corre lungo la catena dell’Himalaya”.

LaPresse/Xinhua
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Il primo segmento di faglia in cui e’ suddiviso il fronte e’ quello che si trova a Est e che si e’ mosso circa 80 anni fa, nel 1934, provocando un terremoto di magnitudo 8,1. ”Questa faglia – ha aggiunto Amato – e’ stata studiata da esperti americani ed europei, tra cui Roger Bilham, e risulta essere adiacente a quella del terremoto del 2015. Al momento non si puo’ escludere che potrebbe esserci una parziale sovrapposizione tra le due”. A Ovest della faglia che ha scatenato il terremoto del 25 aprile si trova un’area ‘silenziosa’ da secoli, ma nella quale l’energia si sta progressivamente accumulando, che era stata evidenziata anche prima dell’ultimo terremoto come un ”gap sismico”. Quanto allo spostamento superficiale, misurato sulla base di modelli statistici dal gruppo dell’universita’ britannica di Cambridge guidato da James Jackson, ”misure piu’ precise saranno possibili non appena arriveranno i dati dei satellite Gps e radar. Solo allora – ha osservato il sismologo – si potra’ avere un quadro piu’ chiaro di come si e’ spostata la superficie e some si e’ spostata la faglia”. Dati e immagini dei satelliti aiuteranno a individuare con precisione le deformazioni del suolo, evidenziando in questo le aree piu’ pericolose.

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