Telescopio NuStar rivela una nuova “popolazione” di buchi neri finora invisibile

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Scoperta una nuova “popolazione” di buchi grazie ad uno a guida Durham University insieme a ricercatori Inaf

Il telescopio spaziale NuStar ha individuato una popolazione di buchi neri supermassicci fino a oggi invisibili a causa della coltre di gas e polveri che li avvolge. Già se ne sospettava l`esistenza, ma i dati dicono che sono assai più luminosi e attivi del previsto.
E questa volta non è stata fortuna, sottolinea Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica. Sapeva insomma dove cercare, la squadra d`astronomi – fra i quali anche ricercatori dell`Inaf di Bologna e di Roma – guidata dalla Durham University. Fra le innumerevoli galassie con un punto interrogativo al centro, ne avevano selezionate nove: ottime candidate a ospitare un buco nero ciascuna – supermassiccio e in piena attività, ma nascosto agli occhi degli osservatori da un denso mantello di gas e di polveri. E hanno visto giusto, almeno per una buona metà del campione: è stato infatti registrato un segnale ad altissima energia, come solo un super buco nero può emettere, provenire da cinque delle nove galassie.
Il sospetto c`era già, quello che mancava invece era lo strumento giusto. La densità della coltre che avvolge queste spaventose macchine trangugia-materia è tale da assorbire anche emissioni ad alta energia. Solo i raggi X più penetranti, quelli quasi al confine con i raggi gamma, riescono ad attraversarla.
Nessuno dei satelliti per alte energia prima disponibili aveva però rivelatori in grado d`intercettarli. Fino a quando, esattamente tre anni fa, la Nasa non ha messo in orbita NuStar (Nuclear Spectroscopic Telescope Array), un telescopio spaziale con ricevitori capaci di catturare anche i raggi X più energetici, sufficienti, dunque, a smascherare questi buchi neri fino a oggi invisibili.
Per Andrea Comastri, direttore dell`Osservatorio Astronomico Inaf di Bologna, fra i coautori dello studio, “le implicazioni astrofisiche di questo risultato sono rilevanti: sorgenti di questo tipo già erano note nell`Universo locale e in galassie poco luminose, ma per la prima volta, grazie a NuStar, la ricerca di questi mostri sepolti si è potuta spingere a distanze maggiori e a luminosità più elevate”.

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