Ecco come i surfisti possono aiutare la scienza a raccogliere i dati sulle temperature del mare

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E’ possibile “sfruttare” i surfisti per avere dati sulle temperature del mare

Sacrificarsi per la scienza facendo surf. Uno studio inglese pubblicato sulla rivista Plos One descrive i potenziali benefici di ‘assoldare’ surfisti per monitorare le temperature del mare nelle aree costiere. Le temperature della superficie marina vengono solitamente ottenute dai satelliti, ma le misurazioni nei pressi delle coste sono meno attendibili di quelle del mare aperto. Per un anno, surfisti dell’area di Devon hanno testato un sistema sviluppato dal Plymouth Marine Laborator (e finanziato in parte dall’agenzia spaziale europea), che prevedeva di cavalcare le onde utilizzando un Gps legato intorno alla vita per identificare la posizione esatta e un sensore per misurare le temperature.

LaPresse/PA
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La necessita’ di avere dati accurati sulle temperature delle aree costiere, spiegano gli studiosi, e’ legata all’importanza di questa variabile. “La temperatura di superficie del mare – ha spiegato Robert Brewin, ricercatore alla guida di questo progetto nonche’ appassionato surfista – controlla la densita’ dell’acqua, che controlla le corrente e quindi trasporta le sostanze inquinanti”. “Colpisce a sua volta la produttivita’ biologica, che a sua volta colpisce la crescita di tutti gli animali marini, dai batteri ai pesci”. Secondo i ricercatori, ‘sfruttare’ i surfisti per ottenere dati sulla temperatura del mare potrebbe permettere di avere oltre 40 milioni di misurazioni in situ all’anno nella sola Gb. Ma anche i surfisti, sottolineano gli scienziati, ottengono benefici da questo ‘sacrificio’ per la scienza: grazie ai dati gps, possono infatti avere informazioni precise sul tempo esatto trascorso a cavalcare un’onda e sulla velocita’ raggiunta.

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