Clima, studio: gli impegni assunti dai Paesi ricchi sono insufficienti, promossa la Cina

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Gli impegni assunti dai singoli Paesi sono insufficienti per rispettare l’obiettivo di un aumento di 2 gradi della temperatura entro il 2100

A due mesi dal summit sul clima di Parigi, un rapporto sull’impegno delle singole nazioni sulla riduzione delle emissioni di gas serra vede sul banco degli imputati Usa ed Europa e le nazioni ricche in generale, mentre promuove a sorpresa la Cina e i Paesi emergenti. Lo studio, guidato dal criterio per cui chi ha iniziato ad inquinare prima ha goduto di maggiori benefici e quindi ha maggiori ‘colpe’, curato da 18 Ong, evidenzia come gli impegni assunti dai singoli Paesi sono insufficienti per rispettare l’obiettivo di un aumento di 2 gradi della temperatura entro il 2100 e che invece tra 85 anni la temperatura sara’ aumentata di 3 gradi (l’incremento di 2 gradi e’ considerato la soglia per scongiurare l’innalzamento degli oceani o letali ondate di calore ed un grado in piu’ puo’ fare la differenza). Finora circa 150 nazioni hanno depositato i loro piani ma dal rapporto emerge che i ricchi potrebbero permettersi di spostare i consumi dai combustibili fossili a energie piu’ pulite e potrebbero anche aiutare gli altri, perche’ hanno maggiori responsabilita’ visto che hanno beneficiato dei vantaggi economici dell’uso di carbone, petrolio e gas sin dai tempi della Rivoluzione Industriale. Si stima che Usa e Ue hanno promesso circa 1/5 di quanto avrebbero dovuto ed il Giappone 1/10. Sul fronte opposto la Cina, il massimo inquinatore del mondo insieme all’America, secondo lo studio si e’ impegnato a fare di piu’ di quanto dovrebbe, partendo i conteggi delle sostanze inquinanti dal 1950, da quando e’ iniziata l’industrializzazione del Paese. Pechino pensa di raggiungere il picco di emissioni intorno al 2030 mentre gli Usa puntano a tagliare le emissioni nocive del 26/28% entro il 2025, rispetto ai livelli del 2005.

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