Salute: boom di “tattoo changing”, uno su due vuole cambiare il tatuaggio

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Il vero boom è quello del ‘tattoo changing’: un tatuato su 2 (51%) vuole sostituire un tatuaggio con uno nuovo, mentre il 26% ne camuffa solo una parte

Un tatuaggio non è per sempre. A pentirsi sono in molti, visto che sui 7 milioni di tatuati italiani stimati ben 1,2 milioni decidono di cancellarlo. Ma il vero boom è quello del ‘tattoo changing’: un tatuato su 2 (51%) vuole sostituire un tatuaggio con uno nuovo, mentre il 26% ne camuffa solo una parte per modificarne il significato, per fini estetici (13%) o per eliminare definitivamente un ricordo difficile da lasciarsi alle spalle (10%). E’ quanto emerge da uno studio condotto dal Quanta System Observatory su circa 1.600 italiani tra i 18 e i 60 anni, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community dedicate, oltre che su 120 testate internazionali, per scoprire quali sono le ultime tendenze del momento nel campo dei tatuaggi e come si comporta chi non apprezza più i ‘disegni’ sul suo corpo. Il tattoo-changing è una tendenza in continua ascesa inaugurata negli Stati Uniti da attori come Angelina Jolie e Johnny Depp, e che ha contagiato anche i vip di casa nostra come Elisabetta Canalis e Federica Pellegrini. In testa alla classifica dei tatuaggi più trasformati ci sono i nomi degli ex (58%), le citazioni celebri (45%) e i disegni tribali (41%). Completano la ‘top 10’ dei tattoo più sostituiti quelli fatti con le ex amiche del cuore (37%), quelli venuti male (35%), lo stemma della squadra del cuore (31%), i tatuaggi considerati troppo evidenti o impressi su una parte del corpo esposta (25%), quelli ritenuti imbarazzanti come un lecca lecca o una pin-up (19%), quelli con riferimenti politici o ideologici (15%), o troppo infantili come i personaggi dei cartoni animati (12%). “Il numero di pazienti che vogliono rimuovere i tatuaggi è in netta crescita”, sottolinea Matteo Tretti Clementoni, specialista in chirurgia plastica e ricostruttiva dell’Istituto dermatologico europeo di Milano. Alla base del fenomeno della cancellazione “la tendenza a farsi tatuare durante la tarda adolescenza, che è sempre più elevata – assicura l’esperto – spesso sotto l’influsso mediatico. A questi vanno aggiunti tutti quelli che hanno molteplici tatuaggi e che ne sono felici, ma vogliono cancellarne alcuni per potersi poi ritatuare. Le maggiori richieste di rimuovere un tatuaggio provengono da chi lo ha fatto in età adolescenziale e poi, invecchiando, non lo trova più consono”. I dati indicano che il 54% delle donne tatuate e il 48% degli uomini hanno dichiarato di volere rimuovere o cambiare un tatuaggio sulla propria pelle. La maggior parte dei ‘pentiti’ ha tra i 30 e i 40 anni (68%), mentre la percentuale scende al 45% tra i 18 e i 29 anni e al 41% tra gli over 40. Tra loro ci sono manager (23%), professionisti (21%), impiegati statali (18%), insegnanti (15%), impiegati (11%) e operai (9%), svelando un pentimento che abbraccia tutte le categorie. Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, il 76% di coloro che vogliono rimuovere o sostituire un tatuaggio si è rivolto a un centro specializzato di tatuaggi, il 9% ad un centro estetico e il 13% a centri non autorizzati. A pesare sulle scelte dei pentiti non c’è solo la moda, ma anche la psiche. “La pelle è contemporaneamente organo di separazione-confine da quanto è fuori da noi e luogo privilegiato della comunicazione con gli altri – afferma la psicologa Roberta Ganzetti, dell’associazione Elice Onlus Milano – Farsi un tatuaggio può essere una risposta al bisogno di appartenere ad un gruppo, ma anche a quello di differenziarsi affermando la propria personalità. Alcuni momenti nella vita delle persone sono così significativi che emerge il desiderio di celebrarne l’esistenza e realizzarne la presenza a livello visivo, sulla pelle, quasi ad indossare un’emozione. Accanto ai molteplici motivi per cui farsi un tatuaggio, è interessante considerare anche quelli per cui alcune persone scelgano di toglierseli”. Per cancellare i tattoo “oggi la tecnologia ci viene incontro”, aggiunge Tretti Clementoni. Più efficaci i trattamenti laser di ultima generazione: “Con lo sviluppo della tecnologia laser a picosecondi – precisa l’esperto – è stato mantenuto lo stesso grado di affidabilità, ma si è resa ancora maggiore l’efficacia con cui generare una quantità di potenza mai raggiunta prima”. L’evoluzione della metodica, inoltre, “consente tempi di guarigione più brevi tra una sessione e l’altra rispetto al passato, con una riduzione di colore più evidente”.

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