Il principe dei boschi calabresi: l’Astore! [FOTO]

  • Ph. Gianluca Congi - Un esemplare adulto avvistato sulla Sila nel comune di San Giovanni in Fiore
  • Ph. Gianluca Congi -Esemplare adulto di Astore
  • Ph. Gianluca Congi- Parco Nazionale della Sila
  • Ph. Gianluca Congi - esemplare di Astore avvistato nel Marchesato crotonese
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di Gianluca Congi – Negli angoli più remoti della Calabria, situati prevalentemente nelle zone montuose che vanno dal Massiccio del Pollino, passando per la Catena Costiera, l’Altopiano della Sila e più giù verso le Serre e fino all’Aspromonte, la maestosità di Madre Natura, riserva ancora le migliori sorprese, anche quando meno te lo aspetti. Basterebbe solo il silenzio di noi altri, per far parlare invece le tante e variegate creature della foresta! Quell’innata pazienza che a noi umani manca, ecco materializzarsi all’improvviso tra il groviglio degli alberi. Come un fulmine a ciel sereno, il magnifico e raro Astore (Accipiter gentilis) insegue l’ignara preda, magari dopo avergli teso l’agguato! Uno schivo e provetto cacciatore dall’abilità disarmante. Sferra l’attacco, senza alcun timore e con lucida determinazione a colombacci (in passato chiamato palumbarius, forse per questo aspetto) e persino a lepri.

Ph. Gianluca Congi- Parco Nazionale della Sila
Ph. Gianluca Congi- Parco Nazionale della Sila

Questo massiccio uccello rapace si presenta di medie dimensioni, con la femmina solitamente molto più grande del maschio. Il suo piumaggio varia con l’età, gli adulti presentano le parti superiori di grigio-bluastro nel maschio, mentre la femmina va sul grigio-ardesia; le parti inferiori sono invece barrate di grigio su fondo bianco; entrambi i sessi, sul capo e sempre da adulti, presentano un marcato e ampio sopracciglio bianco. I giovani, fino alla muta, sono marroncini sopra mentre le parti inferiori sono caratterizzate da colorazione più pallida, contraddistinta da segni scuri a freccia, a goccia o a cuore. Un’altra caratteristica della specie è l’iride dell’occhio, che va dal giallo, all’arancio o al rosso negli esemplari più maturi e, varia in base all’età e al sesso dell’animale, nei giovani è giallo verdastro. Un marcato dimorfismo sessuale, si traduce soprattutto nelle dimensioni: le femmine adulte, come già spiegato, sono più grandi dei maschi, possono superare i 120 cm di apertura alare, con una lunghezza di 65 cm e un peso di 2 kg. In Italia, sarebbero presenti tra le 500 e le 800 coppie nidificanti, circa l’1% della popolazione dell’Unione Europea.

Ph. Gianluca Congi -Esemplare adulto di Astore
Ph. Gianluca Congi -Esemplare adulto di Astore

Come tutti i rapaci, nel nostro Paese è una specie particolarmente protetta dalla legge. Le popolazioni della regione biogeografica mediterranea, sicuramente sono state studiate in misura minore rispetto a quelle della regione alpina, in questo senso, pur se ancora non si hanno dati certi sulla reale consistenza soprattutto nelle regioni meridionali, per la Calabria, la specie, sarebbe in netta espansione. L’affermazione poc’anzi fatta, deriverebbe, non solo dal sostenuto incremento degli avvistamenti e rinvenimenti d’individui (adulti e giovani), registrato in modo crescente almeno nell’ultimo decennio, fattore, quest’ultimo, censito dal sottoscritto in dettaglio sulla Sila ma anche nel resto della regione. Il rapace vola sempre più spesso intorno e nelle periferie delle zone urbane ma anche dentro alcune città calabresi, come nel caso di Catanzaro (com.pers. Mimmo Bevacqua). L’analisi descritta è supportata da una piccola e, informale indagine esperita qualche tempo fa, grazie all’intervista dei volontari dei due centri di recupero calabresi e degli appassionati di ornitologia, che, in modo inequivocabile, hanno sposato la tesi che ho appena rappresentato. Sulla Sila Grande, da tantissimi anni seguo la specie, qui, in alcuni comprensori boschivi è nidificante regolarmente e viene avvistata in tutte le stagioni. I giovani e gli immaturi possono compiere erratismi abbastanza sostenuti; normalmente, quest’ultimi, vengono contattati anche a ragionevole distanza dalle aree forestali di un certo livello, tipo, negli ampi pascoli o nei campi aperti del Marchesato crotonese, della Sibaritide e nel reggino. Più scarse le segnalazioni sulle zone litoranee pur se è regolarmente documentato, lungo la Catena Costiera nel cosentino, in zone comunque non molto distanti dal mare. L’Astore, per nidificare e cacciare, predilige i boschi meglio conservati, specie se maturi e governati a fustaia. Sulla Sila cosentina e, crotonese, ad esempio, si rinviene come nidificante più nelle pinete di Pino laricio calabrese che nelle faggete, anche se spesso è presente in alcune zone a vegetazione mista con pini, abeti, cerri e faggi. Le azioni di disturbo della più varia tipologia (apertura di strade, elettrodotti, costruzioni, teleferiche per il trasporto del legname, sport troppo invasivi etc.), il taglio degli alberi maturi senza tener conto dei criteri mirati alla salvaguardia dell’ecologia del bosco e la mancanza di prede forestali (colombacci, ghiandaie, picchi, scoiattoli e lepri) dovuta al bracconaggio e alla distruzione degli habitat, possono rappresentare, la vera minaccia per la specie in oggetto.  Secondo alcuni studi, i tagli forestali attuati tra maggio e luglio, rappresenterebbero una seria problematica nelle zone di nidificazione, in quanto, l’Astore, sembrerebbe non tollerare gli interventi descritti e quindi preferirebbe spostarsi dai luoghi di abituale nidificazione. Per favorire la specie, andrebbero banditi dunque i tagli boschivi, in alcune aree e nel periodo più delicato che coincide tra la primavera e la fine di luglio. Le zone da proteggere con i criteri poc’anzi argomentati, dovrebbero coincidere, almeno, con le fustaie ricadenti nelle aree protette della Calabria. Nei parchi nazionali (del Pollino, della Sila e dell’Aspromonte); nelle riserve naturali statali e regionali; nel demanio forestale della regione; nel Parco Regionale delle Serre; nei SIC; nelle ZPS e comunque nelle foreste mature ancora integre e ben conservate, dove, anche se di proprietà privata, si potrebbero programmare gli interventi di selvicoltura, tenendo conto, non solo dell’aspetto economico-produttivo ma soprattutto di quello che è il primario ruolo del bosco che si manifesta attraverso la complessa biodiversità animale e vegetale, troppe volte ignorata per inseguire il facile profitto

Gianluca Congi – www.gianlucacongi.it

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