Cala il primo gelo sul Plateau groenlandese, Summit registra la temperatura minima più bassa per l’emisfero nord dall’inizio dell’autunno
Analizzando l’andamento termico di diverse stazioni meteorologiche presenti sul Plateau della Groenlandia si capisce come il ricompattamento della figura del vortice polare stia mantenendo gran parte dell’aria gelida, di origine artica, al di sopra del Circolo Polare Artico. Difatti, in questi giorni, sopra il Plateau della Groenlandia il raffreddamento è divenuto particolarmente intenso, grazie al notevole approfondimento della depressione d’Islanda, la quale spiraleggiando in prossimità dell’omonima isola e dell’Atlantico settentrionale, sta contribuendo a far scivolare sopra il vasto Plateau groenlandese un nocciolo di aria gelida, con valori fino a -40°C alla quota di 500 hpa.
Nelle aree più interne ed elevate, sopra i 3000 metri di altezza, la colonnina di mercurio è precipitata persino sotto il muro fatidico dei -50°C. Su tutti spicca il dato della stazione automatica di Summit, la quale lo scorso 24 Ottobre ha segnato una minima di ben -55,2°C, archiviando l’attuale temperatura più bassa finora registrata (in quota) in tutto l’emisfero boreale, dall’inizio dell’autunno ad oggi. Dopo un lungo periodo di grandi anomalie termiche positive, che avevamo pregiudicato persino la salute dei grandi ghiacciai della Groenlandia (molti dei quali avevano iniziano a fondersi nella parte più superficiale, dove si è formata una patina di acqua che ha fatto temere il peggio), il grande gelo si riappropria dell’immenso plateau groenlandese, fungendo poi da carburante, specie nei periodi di massima intensità del vortice canadese, per i grandi sistemi ciclonici extratropicali che si originano fra l’area di Terranova, il Labrador, la Groenlandia meridionale e il nord Atlantico, alimentando la figura semi-permanente della profonda depressione d’Islanda. Va ricordato che la celebre stazione automatica di Summit è localizzata ad oltre i 3000 metri di altezza, sopra il Plateau ghiacciato della Groenlandia, in quello che dovrebbe essere uno dei punti più freddi dell’intero emisfero boreale.
Valori così bassi non sono poi tanto normali per il periodo, anche se giustificati da una notevole intensificazione dell’attività ciclonica sull’Atlantico settentrionale. In genere, proprio nel mese di Novembre, inizia il cosiddetto “raffreddamento pellicolare” che interessa gran parte delle terre emerse euro-asiatiche, l’area canadese e in misura minore pure l’entroterra ghiacciato groenlandese. Recentemente si è potuto osservare come alcune aree del Plateau della Groenlandia, durante l’inverno boreale, siano soggette al “Kernlose winter”, un forte raffreddamento che si realizza con la scomparsa del sole sotto l’orizzonte e rimane pressoché costante per tutto il periodo invernale, con scarsissime variazioni del campo termico. Il “Kernlose winter”, in realtà, è una peculiarità quasi unica del gelido clima antartico, visto la presenza di un immenso continente ricoperto dai ghiacci, spessi più di 3 km. Difatti la peculiare conformazione del territorio dell’Antartide, circondato da ben tre oceani, rende possibile questi scambi che mantengono l’equilibrio delle temperature medie, impedendo di scendere su valori ancora più bassi.
Inoltre lo spesso strato di inversione termica che si origina sopra il Plateau ghiacciato, lì dove domina il potente anticiclone termico permanente antartico (con valori barici che possono raggiungere i 1055-1060 hpa), mantiene costante e omogeneo l’andamento termico da Aprile a Settembre. Questa grande costanza dei valori termici durante tutto il periodo invernale australe è originata da una totale mancanza di insolazione, e quindi da un bilancio radiativo nullo o negativo, che può essere compensato solo in parte da apporti di calore esterni, in genere provenienti dagli oceani che circondano le coste del Polo Sud. Sul Plateau groenlandese avviene la stessa cosa, ma in formato molto più ridotto e irregolare, visto le frequenti avvezioni calde, che salgono direttamente dalle latitudini sub-tropicali atlantiche, le quali tendono poi ad investire il Plateau interno, con sostenuti venti meridionali che rompono l’inversione e producono dei sensibili rialzi termici. Nelle prossime settimane sono attesi nuovi picchi di gelo, con temperature minime capaci di raggiungere punte di -58°C -59°C nella stazione di Summit.