“El Niño” a Ottobre raggiungerà la sua massima intensità, rischio di conseguenze estreme nel Mediterraneo

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Il più grande “El Niño” di questi ultimi decenni sta per scatenarsi sul Pacifico, le possibili ripercussioni sul nostro paese

Mentre l’autunno boreale inizia ad ingranare la marcia sull’emisfero nord sul Pacifico orientale il fenomeno di “El Niño” continua a guadagnare terreno e a rafforzarsi, divenendo uno degli episodi più intensi di sempre da quando sono iniziate le rilevazioni delle temperature delle acque oceaniche del Pacifico. Dal mese di Ottobre il fenomeno di “Nino” dovrebbe raggiungere la sua massima intensità. Secondo le previsioni del NOAA esso potrebbe superare pure il grande evento del 98, rischiando di essere il più forte evento di “Nino” mai registrato, con serie ripercussioni per l’intera area del Pacifico e conseguenze indirette sul resto della Terra.

El-Nino-1997Negli ultimi mesi si è affermato un deciso incremento dell’attività temporalesca nell’area ad est della linea del cambiamento data e in vaste aree del Pacifico equatoriale orientale. Il rinforzo dei “forcing” convettivi su queste aree ad est della linea del cambiamento data è da impuntare principalmente a due diversi fattori. Il primo riguarda il lento spostamento verso est della cosiddetta “Madden Julian Oscillation” (“MJO”) che gradualmente tende a emigrare verso il settore centro-orientale del Pacifico equatoriale. Il secondo fattore è il riscaldamento delle acque superficiali del Pacifico orientale, indotto sia dall’avanzamento verso est dell’”onda di Kelvin” che ha preceduto l’evento di “Nino”, che dai “Westerly wind bursts”, una sostenuta ventilazione occidentale, attiva sulla coda ovest della “MJO”, che dai mari attorno Papua Nuova Guinea si spinge in direzione dei Kiribati e degli atolli del Pacifico centrale.

el nino 5 agostoL’azione di questi venti occidentali, che già in vari episodi proprio lo scorso anno di questi tempi si erano attivati fra Papua Nuova Guinea e le isole Salomone, sono stati in grado in grado di trasferire dal Pacifico occidentale al Pacifico centro-orientale un’“onda di Kelvin“ che in questo caso va identificata come una grande striscia di acque molto calde, che scorrono ad una profondità di circa 150 metri, lungo una direttrice ovest-est. Questa onda può essere osservata in superficie da un leggero aumento in altezza della superficie del mare, di circa 8 cm, e un sensibile incremento delle temperature delle acque superficiali su un’area estesa per diverse centinaia di miglia. L’attività convettiva, legata al progressivo riscaldamento delle acque superficiali oceaniche, è in decisa crescita anche nell’area della Melanesia e Polinesia, e sul Pacifico equatoriale orientale, dove cominciano a svilupparsi i primi grossi “Clusters temporaleschi”.

el ninoA differenza dei mesi scorsi in queste ultime settimane si sta notando anche una certa “risposta” dell’atmosfera al sensibile riscaldamento delle acque superficiali dell’oceano Pacifico, dettata da un graduale allentamento degli Alisei sul Pacifico tropicale orientale, accompagnato da un notevole rinforzo del “getto sub-tropicale” e del “getto polare” a latitudini più elevate, con frequenti “Jet Streaks” (massimi di velocità del “getto” nell’alta troposfera) che dal Pacifico si propagano verso gli States e successivamente in direzione dell’Atlantico, dove l’intensificazione del “Wind Shear” in quota tende a inibire lo sviluppo di tempeste tropicali e possibili uragani sopra le acque dell’Atlantico tropicale. Di solito questo tipo di schema circolatorio tende a sostenere gli eventi di “Nino” più forti, quelli capaci di influenzare la circolazione generale dell’atmosfera sull’intero pianeta.

Lateinamerika_Klima_El_Nino_Temperatur_2009_NCEPAttualmente sul Pacifico centro-orientale sempre più di frequente si riscontra una maggiore frequenza dei “Westerly wind bursts” che contribuiscono a sospingere altre masse d’acqua molto calde superficiali verso est, in direzione delle coste di Colombia, Ecuador e Peru. Questo flusso di acque calde provenienti da Ovest tende a sopprimere la risalita delle acque più fredde di fondo (“upwelling” prodotto dall’Aliseo di SE che sale dal Golfo di Arica) davanti le coste peruviane, continuando ad alimentare questa striscia di acque caldissime, dilagando sopra la superficie del Pacifico equatoriale. Nella prima fase del fenomeno, specie se in presenza di un “Nino strong”, il caldo dilagherà soprattutto nelle aree tropicali continentali, con l’innesco di ondate di calore molto forti che potrebbero mettere a rischio la stabilità di molti record di caldo assoluti.

Schema di "El Nino" sul Pacifico settentrionale
Schema di “El Nino” sul Pacifico settentrionale

In Europa, ed in modo particolare sul Mediterraneo, questo nuovo ciclo di “El Niño” rischia di condizionare, assieme agli altri importanti indici teleconnettivi (vedi QBO, AO, NAO..), buona parte di questa stagione autunnale e il prossimo inverno, determinando un abbassamento di latitudini del flusso perturbato principale che si troverebbe a scorrere al traverso delle nostre regioni centro-settentrionali, portando un clima molto mite con frequenti ondate di maltempo per il passaggio continuo di sistemi frontali e depressioni. Le regioni meridionali invece rischierebbero periodi più siccitosi, con frequenti avvezioni calde che potrebbero dilungarsi per periodi piuttosto lunghi, alternandosi a brevi ma intense fasi di maltempo. Con tale schema configurativo si prefigura ancora un proseguo di condizioni climatiche dominate da un campo termico sopra le medie del periodo.

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