Progetto “Human Technopole”, l’esperto: “bene polo scientifico ma Renzi punti su poche aree”

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“Human Technopole” all’Expo, l’analisi dello scienziato: “lavorare solo su salute, genomica e big data o rischia flop”

Il piano del premier Matteo Renzi per il dopo Expo di realizzare una cittadella della scienza ‘Human Technopole. Italy 2040’ “è di grande visione e saggezza”, Milano “ha tutti gli expertise” ma “se Renzi vuole davvero puntare a realizzare un centro di eccellenza assoluta deve ridurre le aree di interesse valutate o rischia una frammentazione”. Ad affermarlo, intervistato dall’Adnkronos, è lo scienziato Roberto Defez, direttore del Laboratorio di Biotecnologie Microbiche dell’IBBR Cnr di Napoli, uno degli scienziati che ha attirato l’interesse anche di Rita Levi Montalcini in quanto autore, negli anni ’80, al Pasteur di Parigi di studi sullo sviluppo del sistema nervoso, tema must della ricerca della scienziata Nobel italiana. “Per il suo progetto, Renzi parla di circa cinque-sei aree di interesse, sono troppe e alcune distanti fra loro” evidenzia Defez in riferimento alle aree di lavoro previste per il polo ex Expo e che, ad ora, riguardano: le tecnologie per il welfare e per fronteggiare l’invecchiamento; la medicina di precisione, integrando la genomica e la Big data analysis per sconfiggere cancro e malattie neurodegenerative. Tra i temi di lavoro previsti da Renzi ci sono anche le tecnologie multidisciplinari per l’alimentazione, la nutrizione, l’agronomia; i materiali sostenibili, nanotecnologie verdi, confezionamento del cibo, ciclo dell’acqua e gestione dei rifiuti; le soluzioni innovative per preservare e valorizzare il patrimonio culturale e artistico dell’Italia. “Lasciando così le cose, -ribadisce Defez- il premier rischia una frammentazione di competenze, rischia cioè che ogni gruppo di ricerca vada per la sua strada, perdendo l’occasione di fare un vero centro di eccellenza”.

LaPresse/Gian Mattia D'Alberto
LaPresse/Gian Mattia D’Alberto

“Le ultime due aree di lavoro -osserva Defez- non si legano con le prime tre. Meglio sarebbe quindi concentrarsi su salute e genomica integrandola con l’epigenomica, sul cibo e sul microbioma, e sull’analisi dei Big Data, settore che tiene gli altri due bene insieme”. Quando Renzi “parla di genomica -spiega ancora lo scienziato- non credo intenda andare sulla falsa riga del centro Sanger inglese o dell’istituto di genomica di Pechino che fa grandi sequenziamenti di genomi di organismi, altrimenti investe soldi ma arriva 30esimo al mondo”. Per far fare alla ricerca italiana “il vero salto di qualità”, evidenzia lo scienziato, “bisogna accedere a competenze che non sono disponibili ovunque, integrando nella genomica dell’organismo-uomo anche il microbioma delle piante. Noi -rimarca- non siamo solo il nostro Dna, siamo anche il Dna di chi ‘ospitiamo’, batteri e microbi e il Dna di cosa mangiamo: piante e animali”. Insomma, è opinione di Defez, “il primo obiettivo citato da Renzi rientra nella gestione e cura delle malattie neurodegenerative, nella cura del cancro e dell’Alzheimer, nella gestione dell’invecchiamento, fattori legati a loro volta alle tecnologie dell’alimentazione, quindi al cibo”. Ricerche che, a loro volta, continua il ricercatore, “legano con la gestione dei Big Data, un settore in esplosione nel resto del mondo e che vede al Cern di Ginevra le massime tecnologie ed i migliori esperti, di cui molti sono italiani. E tra breve la guida del Cern sarà gestita dall’italiana Fabiola Gianotti” che si è preparata “alla Statale di Milano e sempre a Milano sono concentrati il top degli scienziati nazionali, tra gli altri l’immunologo e oncologo Alberto Mantovani, la neurobiologa Elena Cattaneo oppure il farmacologo Giuseppe Remuzzi”.

La Presse/ Gian Mattia D'alberto
La Presse/ Gian Mattia D’alberto

“Fabiola Gianotti -indica Defez- sarebbe una consulente ottima per Renzi sul tema dei Big Data. Gli scienziati del Cern in frazioni di nanosecondi devono accumulare una immensa mole di dati sulla fisica delle particelle e, in questo brevissimo tempo, i 4mila ricercatori di Ginevra devono e sanno estrarre dati per le loro ricerche. Parliamo di una mole immensa di dati e di computer che girano ad una capacità un miliardo di volte superiore ai nostri”. “Quindi -osserva ancora- l’expertise per gestire capacità di uso dei dati è a Ginevra e lì ci sono italiani: basterebbe riportarli nel nostro Paese e applicare quelle competenze alla genomica perchè, per sintesi, se si sa guidare un camion si sa guidare una macchina”. Defez dunque non farebbe rientrare nel maxi polo della scienza “i temi della sostenibilità e dei beni culturali, temi importantissimi ma troppo lontani dagli altri”. “Se Renzi vuole fare davvero un centro di eccellenza assoluta e non ‘solo’ un ottimo centro di ricerca, servono bandi internazionali e richiamare i migliori scienziati al mondo che si presentano se sanno che, per dieci anni, in quel luogo si fa il meglio della ricerca su un preciso tema”. Quindi, “l’obiettivo visionario di Renzi richiede una concentrazione su genomica, biogenomica e Big Data”. Defez, infine, ritiene “saggia la strategia di investimento enunciata da Matteo Renzi. Distribuire in 10 anni il fondo da 1,5 miliardi previsto, con tranche di 150 milioni di euro l’anno è una strategia che darà modo al centro di strutturarsi. Insomma di farsi le ossa, competere nel mondo e fornire innovazione di prodotto e quindi applicazioni industriali”.

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