Terremoto Irpinia, l’inizio della paleo-sismologia in Italia: da quel momento è iniziato il monitoraggio 24 ore su 24

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Il terremoto in Irpinia del 1980 ha dato il via a un servizio di sorveglianza 24 ore su 24 dei terremoti in Italia: da allora infatti e’ stata realizzata una rete di stazioni di monitoraggio sismica che controlla tutto il territorio e fornisce dati in tempo reale. E’ questa secondo i sismologi la principale eredita’ lasciata dal terremoto di magnitudo 6.9 che il 23 novembre di 35 anni fa colpi’ una zona dell’Appennino Campano-Lucano, tra le province di Avellino, Salerno e Potenza facendo 2735 vittime. ”Prima del terremoto dell’80 non c’era in Italia il monitoraggio sismico capillare e in tempo reale di tutto il territorio nazionale”, ha detto Alessandro Amato, sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), a margine del convegno sul terremoto dell’Irpina organizzato da Ingv e Ordine dei Giornalisti della Campania nella sezione Ingv di Grottaminarda (Avellino).

ingv 03Da allora, ha spiegato Amato, e’ cominciato un percorso che ha portato alla realizzazione di un servizio di sorveglianza sismica attivo 24 ore su 24. Le reti di monitoraggio e i sistemi di trasmissione dati permettono ai ricercatori dell’Ingv di determinare con precisione l’origine del terremoto (l’ipocentro) e la sua energia (la magnitudo) in pochissimi minuti. La sorveglianza sismica viene effettuata nella sala di monitoraggio dell’Ingv dove confluiscono i dati di tutte le stazioni attive sul territorio. Negli ultimi anni ai dati raccolti sul suolo si sono aggiunti quelli dall’alto, cioe’ da satellite che permettono di osservare dallo spazio gli spostamenti del suolo.

ingv 02Il terremoto del 1980, secondo Amato, puo’ anche essere considerato l’inizio della paleo-sismologia in Italia. Fu infatti il primo terremoto italiano ad aver prodotto un’evidente frattura (fagliazione) superficiale, con lo spostamento fino a un metro dei due blocchi di crosta. Qualche anno piu’ tardi infatti si comincio’ a studiare quella faglia, realizzando uno scavo per analizzarne la storia. Da allora in poi si cominciarono a studiare in questo modo anche altre faglie attive in Italia.

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