E’ considerato tra i vulcani più pericolosi al mondo: una sua eruzione potrebbe coinvolgere circa 325.000 persone
Bello quanto pericoloso. Non si tratta dell’ultimo attore di fiction, ma di un vulcano che offre a chi lo avvicina uno spettacolo mozzafiato. Si chiama Cotopaxi e si trova in Ecuador, dove la scorsa estate ha ripreso la propria attività, dopo quasi 70 anni di calma. Ma ancora in questi giorni la colonna di fumo che continua a levarsi dal suo cratere è un segnale ben chiaro che il pericolo non è passato. Un team di vulcanologi lo tiene sotto controllo, monitorandolo 24 ore su 24, anche perché il Cotopaxi è in parte ricoperto da un ghiacciaio e c’è il serio pericolo che la lava possa scioglierlo in parte, portando inondazioni alla base del vulcano. “Da qui si può vedere la grandezza dei lahar, tutto questo in caso di scioglimento finirà nel Rio Pita, portanto pietre, detriti e fango, con un effetto distruttivo enorme” spiega Mario Ruiz, direttore dell’istituto di geofisica dell’Equador.
Nel 1877 accadde proprio qualcosa del genere e ci furono numerosi morti nei villaggi intorno al Cotopaxi, che è considerato tra i vulcani più pericolosi al mondo proprio per la sua vicinanza ad aree abitate e per la sua costante e potenzialmente devastante attività. Una sua eruzione potrebbe coinvolgere circa 325.000 persone; è dunque improbabile pensare ad un piano di evacuazione per tutti, nonostante il governo stia studiando sistemi per il monitoraggio costante della situazione. Per ora il Cotopaxi, con i suoi 5.872 metri di altezza, è una delle principali attrazioni turistiche del paese, al quale temerari turisti si avvicinano per godere del paesaggio quasi surreale che offre.