4 dicembre: la vita di Santa Barbara, tra realtà e leggende

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Nata nel 273 d. C. a Nicomedia, decapitata nel 306 d. C., Santa Barbara si configura come mito dell’amore che vince sulla forza e come simbolo del nuovo, ossia del messaggio di Cristo che, lentamente ma prepotentemente, si incuneava nelle obsolete superstizioni pagane

Oggi, venerdì 4 dicembre 2015, si festeggia nella Chiesa cattolica e in quella ortodossa Santa Barbara. Nonostante non ci siano dati certi sulla sua vita, la sua figura è divenuta leggendaria grazie alla Legenda Aurea. La Santa nacque nel 273 d.C. in Asia Minore, nell’attuale Izmit, porto della Turchia, a quei tempi Nicomedia, una città fondata nel 264 a. C. dal re Nicomede I. Quando poi, nel IV secolo d.C., Nicomede IV offrì il suo regno all’impero romano, Nicomedia divenne talmente importante che Diocleziano la volle come sua sede.

SANTA BARBARA 1Barbara, una bellissima ragazza, richiesta in sposa da molti pretendenti (nonostante non avesse intenzione di convolare a nozze poiché desiderosa di consacrarsi a Dio), era la figlia di Dioscoro, un funzionario che lavorava alla corte di Diocleziano, facendo sfoggio della sua fanatica devozione all’imperatore e soprattutto agli di pagani. Dioscoro, gelosissimo, fece costruire una torre in cui la figliola potesse dimorare, nascosta agli sguardi degli uomini, nei lunghi periodi durante i quali l’uomo era costantemente impegnato nella sua attività di satrapo dell’imperatore. Barbara non era però imprigionata nella torre, frequentando gente che stava iniziando a seguire una nuova religione: il Cristianesimo, tanto da ordinare ai muratori che avevano edificato la torre con due sole finestre su ordine di Dioscoro, di aprirne una terza, verso oriente, in onore della Trinità cristiana. La fanciulla raggiunse uno stagno naturale formatosi nei pressi della torre e, tuffandosi 3 volte in esso, si autobattezzò, consacrandosi a Dio. Dioscoro, di ritorno dal suo viaggio, notando la terza finestra aperta nella torre, chiese spiegazioni a Barbara e, compreso il significato simbolico della nuova apertura e del voto di castità di sua figlia, estrasse la propria spada per colpirla ma, proprio in quel momento, il muro della torre, squarciandosi, consentì a Barbara di fuggire, richiudendosi dinanzi a Dioscoro.

SANTA BARBARA COPBarbara, allora, corse verso una roccia che le si aprì davanti, permettendole di nascondersi. Il padre, partendo alla ricerca della figlia, chiese informazioni a due pastori: il primo dei due negòdi averla vista, mentre il secondo, tradendola, rivelò al padre il suo nascondiglio. Scoperta, venne picchiata e trascinata per i capelli; tanto che la fanciulla arrivò a maledire il pastore che l’aveva tradita, che si trasformò in pietra insieme alle sue pecore che divennero scarabei. Dioscoro, allora, furibondo, denunciò la figlia al prefetto Marciano, il quale provò prima, con le buone, a convincere Barbara a rinnegare il suo credo religioso ma la fanciulla non solo non abiurò, ma iniziò ad insultare le divinità pagane. Marciano, irritato dal comportamento di Barbara, ordinò che le sue nude carni venissero tormentate e fatte sanguinare con un panno ruvido e che poi la fanciulla passasse la notte in prigione a ravvedersi. Durante la notte un angelo le venne in visita e la sanò, rassicurandola che Dio era dalla sua parte e che le sue sofferenze sarebbero state premiate. All’indomani Marciano, ancora più adirato, ordinò che Barbara venisse martoriata con piastre roventi e che il suo capo fosse battuto con un martello. Poi, assieme ad una sua amica cristiana chiamata Giuliana, Barbara venne tormentata dal fuoco e dalle fiamme, ma queste, per volere di Dio, si spensero. Marciano volle allora che alle due donne fossero tagliati i seni e che Barbara fosse condotta nuda per le vie della città, derisa dalla folla e flagellata lungo il cammino.

SANTA BARBARA 2Barbara pregò ancora Dio di aiutarla a difendere il suo pudore e così fu che i flagelli si mutarono in leggere piume di pavone, mentre il cielo si oscurò ed una fitta nebbia impedì alla popolazione di vedere le nudità della vergine. Marciano, a quel punto, ordinò che il padre Disonoro la decapitasse con la propria spada e così avvenne. Era il 4 dicembre del 306 d.C. ma, un istante dopo, l’uomo venne colpito da una violentissima folgore che lo cancellò dalla faccia della terra, facendone sparire persino le polveri. Barbara, a ben vedere, si è imposta all’attenzione del mondo, configurandosi come mito dell’amore che vince sulla forza, e come simbolo del nuovo (il messaggio di Cristo che, lentamente ma prepotentemente, si incuneava nelle obsolete e cadenti superstizioni pagane). Il corpo di Santa Barbara si venera, dal 1009, nella chiesa veneziana di S. Giovanni Battista a Torcello. La reliquia del cranio era custodita, prima in un busto di legno poi in uno di metallo, nella chiesa di S. Barbara dei Librari. Con la soppressione della parrocchia di S. Barbara, avvenuta il 15 settembre 1594, l’insigne reliquia fu portata a San Lorenzo in Damaso. Il reliquiario parte in argento, parte argento e bronzo dorato, è da attribuirsi alla prima metà del XVI secolo. Il Diario Romano (1926) indica a S. Maria in Traspontina, nell’altare a lei dedicato, un frammento di un braccio. Alcune reliquie non insigni di S. Barbara sono conservate, in un cofanetto del XII secolo, nel Tesoro di S. Giovanni in Laterano.

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