Una violenta tempesta sta per sferzare l’Atlantico settentrionale e le Isole Britanniche, attese ondate alte fino a 10 metri
Come in tutti i pattern da “AO” e “NAO” positive, mentre sul bacino del Mediterraneo impera una vasta figura anticiclonica dinamica, con valori pressori che sfondano la soglia dei 1030 hpa al suolo, sull’Atlantico settentrionale si rafforza, anche in maniera notevole, l’attività ciclonica legata alla famosa depressione d’Islanda. Proprio in queste ore uno spettacolare ciclone extratropicale, alimentato lungo il suo bordo occidentale dalla discesa di aria molto fredda d’estrazione artica marittima, che continua ad approfondirsi sull’Atlantico settentrionale, nel tratto a sud-ovest dell’Islanda, comincia a marciare, minacciosamente, verso est, coinvolgendo più direttamente dapprima l’Islanda, ed in seguito pure le Isole Britanniche, la Scandinavia meridionale e il mar Baltico, dove nelle prossime ore irromperanno venti di tempesta.
Attualmente il profondissimo ciclone extratropicale, alimentato lungo il suo bordo più occidentale dallo scivolamento di aria molto fredda d’estrazione artico marittima, presenta un profondo minimo barico, sotto i 970 hpa, sta transitando nel tratto di oceano poco a sud dell’Islanda, con un sistema frontale a carattere freddo in fase di intensificazione nei bassi strati. Nel corso delle prossime 12-24 ore la profonda depressione extratropicale si approfondirà sensibilmente, causa il transito, nell’alta troposfera, di un intenso “Jet Streak” (massimi di velocità del “getto polare”), sopra l’Atlantico settentrionale. I “Jet Streaks”, come capita in Atlantico, sono i veri motori del tempo atmosferico e innescano lo sviluppo dei più grandi cicloni extratropicali. Questo potentissimo fiume d’aria, che passerà nell’alta troposfera, determinerà lo sviluppo di una importante anomalia della tropopausa, agevolando l’intrusione di aria dalla stratosfera, molto secca e stabile, la quale scorrendo al di sopra dell’aria molto più tiepida e umida, in scorrimento nei medi e bassi strati, contribuirà ad instabilizzare l’intera colonna d’aria, accelerando l’intero processo ciclogenetico a ridosso dell’Islanda.
Anche in questo caso la circolazione depressionaria, in scivolamento dallo Stretto di Davis, si troverà nell’uscita sinistra del “getto polare”, e verrà interessata da una cospicua “dry intrusion” stratosferica che darà ulteriore enfasi all’approfondimento del maestoso ciclone extratropicale, facendogli assumere, nella mattinata di domani, le sembianze di una vera e propria “depressione-uragano”, con un minimo barico da capogiro che potrebbe toccare valori sui 941 hpa nella nottata di domani. Basti pensare che una situazione meteorologica molto simile a questa, nel Gennaio 1993, favorì la formazione sull’Atlantico settentrionale del più potente ciclone extratropicale mai osservato dalle agenzie meteorologiche, che passò nel tratto di mare appena a sud dell’Islanda, con una pressione centrale che scese fino ai 914 hpa. Il potentissimo ciclone extratropicale, avvicinandosi al Regno Unito, porto violenti venti di tempesta che raggiunsero picchi estremi di ben 194 km/h nel nord-ovest della Scozia.
In questo caso, con il notevole approfondimento della circolazione depressionaria nel tratto di oceano a sud-ovest dell’Islanda, il potente “gradiente barico orizzontale” che si verrà a costruire lungo il margine occidentale e meridionale di questo immenso ciclone extratropicale genererà delle vere e proprie tempeste di vento, in grado di raggiungere l’intensità di uragano, con venti violenti, da SO, O-SO e Ovest, capaci di toccare anche i 150-160 km/h nelle raffiche, lungo l’Atlantico nord-occidentale. Fortunatamente, i venti più violenti associati a questo potentissimo ciclone extratropicale, non dovrebbero interessare le terre emerse. Ma l’infittimento delle isobare, soprattutto al traverso delle Isole Britanniche, e fra basso mar di Norvegia e mar del Nord, produrrà forti venti, prevalentemente da SO, che dall’Atlantico si espanderanno rapidamente all’Irlanda del Nord e alle coste di Scozia occidentale, Galles e Inghilterra nord-occidentale, con burrasche di forte intensità che dalla serata subiranno ulteriori rinforzi fino a tempesta, forza 9-10 Beaufort, con raffiche capaci di superare picchi di oltre 100-120 km/h nei punti meglio esposti dell’Ulster, della Scozia occidentale, del Galles e nel nord dell’Inghilterra.
Qui le fortissime raffiche di vento da SO potranno anche causare dei disagi ai trasporti stradali, aeroportuali e marittimi, oltre a danni, per alberi sradicati e pali della luce, insegne pubblicitarie e impalcature divelte. Ma sulle Highlands scozzesi la furia dei venti occidentali, che accompagneranno il passaggio del profondissimo ciclone, raggiungeranno l’intensità di uragano, con raffiche capaci di toccare picchi estremi di ben 160-170 km/h. Le bufere di vento e le tempeste, prevalentemente da SO dopo aver spazzato con grande intensità l’Irlanda del Nord, la Scozia e l’Inghilterra settentrionale, tenderanno rapidamente a propagarsi verso il mar del Nord, le coste più meridionali della Norvegia e la Danimarca, dove si attiveranno vere e proprie tempeste, con raffiche capaci di toccare picchi di oltre 100-110 km/h sulle principali piattaforme.
Gli impetuosi venti da SO spazzeranno con autentiche bufere l’intero mar del Nord, la Danimarca e le coste meridionali della Norvegia, dove il passaggio ravvicinato della profondissima depressione creerà autentiche tempeste, con picchi ad oltre i 100-120 km/h. Solo le aree dell’Irlanda meridionale e dell’Inghilterra centro-meridionale, inclusa Londra, non dovrebbero risentire in maniera marcata del passaggio di questa tempesta, dato che la ventilazione da SO, pur superando la soglia d’attenzione, non eccederà l’intensità di semplice burrasca, con venti fino a forza 7-8 Beaufort. La notevole contrapposizione di isobare produrrà un forte “gradiente barico orizzontale” anche sul lato settentrionale della suddetta depressione, attivando così impetuose tempeste di vento da NE e E-NE, con raffiche che potranno superare picchi di oltre 100-120 km/h fra lo Stretto di Danimarca e le coste nord-occidentali islandesi.
In particolare l’estrema punta nord-occidentale islandese, nei pressi di Horn, che degrada sullo Stretto di Danimarca, dal pomeriggio di domani potrebbe essere spazzata da questi venti molto forti, da NE, che raggiungeranno le massime velocità proprio sullo Stretto di Danimarca. L’esteso “Fetch” (spazio di mare su cui soffia il vento), che dal cuore dell’Atlantico si propagherà fino alle coste norvegesi, rischia di sollevare ondate davvero molto alte, molto pericolose per la navigazione marittima, che raggiungeranno altezze di oltre i 11-12 metri lì dove si localizzeranno le tempeste più violente, sul quadrante meridionale della profondissima circolazione ciclonica. Parte di queste imponenti ondate, dopo aver percorso l’Atlantico raggiungeranno le coste occidentali dell’Irlanda, le Far Oer, le Shetland, le Orcadi e le isole Ebridi, originando forti mareggiate che nella giornata di mercoledì flagelleranno anche le coste occidentali scozzesi e quelle irlandesi, con l’irrompere di ondata, alte fino a più di 9-10 metri.
Nella giornata di sabato, pur indebolendosi parzialmente, la profondissima depressione extratropicale evolverà col proprio minimo poco ad est dell’Islanda, per spostarsi verso il mar di Norvegia, avvicinandosi alle isole Far Oer e alle Shetland. Con la lenta traslazione verso levante della profonda depressione le tempeste di vento da SO, dopo aver sferzato pure le coste meridionali della Norvegia e della Svezia, si propagheranno anche allo Skagerrak, il Canale che separa le coste meridionali norvegesi con la punta settentrionale della Danimarca, agitandolo per bene e rendendo molto difficoltosa la navigazione marittima lungo i bassi fondali. Le tempeste da SO e O-SO che spazzeranno l’intero mar del Nord, investiranno pure la Danimarca e la Svezia meridionale, estendendosi molta rapidamente sul mar Baltico, con una componente decisamente più meridionale, fra S-SO e SO, che insisterà fino alla giornata di venerdì, con raffiche che supereranno i 70-80 km/h, nel tratto di mare che separa Danimarca orientale e Svezia meridionale.
La presenza di un ampio “Fetch” disteso lungo tutto l’asse del mar del Nord, i forti venti occidentali, da Ovest, favoriranno lo sviluppo di grosse ondate, alte fino anche 5-6 metri in mare aperto. Queste ondate, davvero imponenti, potranno originare delle mareggiate di forte intensità sulle coste della Danimarca occidentale, dove si possono originare delle locali inondazioni nei tratti costieri più depressi.