Astronomia: a caccia del “Pianeta X” con la sonda Cassini

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La ricerca del misterioso Pianeta X continua, da adesso con l’aiuto di un ‘cacciatore’ eccezionale: la sonda Cassini. L’idea dell’arruolamento della missione congiunta NASA-ESA-ASI tra le file degli investigatori  è nata ad Agnès Fienga, astronoma dell’Osservatorio la Côte d’Azur in Francia e prima firmataria di uno studio che verrà pubblicato a breve su Astronomy and Astrophysics.

Facendo uso dei dati raccolti in 10 anni dalla sonda Cassini, lo studio indica dove cercare – e dove non cercare –  questo nostro distante ‘cugino’. I ricercatori che hanno lavorato con laFienga sono infatti riusciti a circoscrivere meglio l’orbita del pianeta grazie alle 200 misurazioni di Cassini, utilizzando un programma per la rappresentazione del Sistema Solare chiamato INPOP planetary ephemerides model. Inserendo il Pianeta X nella simulazione, con i dati di Cassini alla mano, Fienga e i suoi colleghi hanno  così stabilito che questo misterioso pianeta non si trova in due zone distinte (vedi in questa immagine).

cassini_saturnoMi viene da dire che delle buone missioni, e Cassini è un’ottima missione, davvero non si butta via niente“, dice Enrico FlaminiChief Scientist ASI. “In questo caso vediamo come perfino dati apparentemente secondari sono in grado di produrre risultati davvero straordinari. Per altro tengo a precisare – conclude Flamini – che chi ha realizzato questo studio non fa parte dello staff scientifico della missione e quindi ha usato solo dati pubblici. Una ragione di più per fare, davvero, i miei complimenti.

Secondo quanto riportato dagli “scopritori” del Caltech lo scorso gennaio, la distribuzione di alcuni oggetti della fascia di Kuiper si riuscirebbe a spiegare solamente con la presenza di un altro pianeta. Questo corpo celeste  – spiega l’ASI – dovrebbe avere un’orbita ellittica allungata a circa 700 Unità Astronomiche di distanza (dove 1AU è pari alla distanza Sole-Terra = 150 mln di km) a seconda di dove si trovi. Questo rappresenta un problema per la ricerca del Pianeta Nove, dato che le misurazioni diventano impossibili quando si trova troppo distante. Infatti nella sua fase di massima distanza dal Sole, afelio ipotizzato a 1200AU, il pianeta si troverebbe talmente distante che la sua presenza non causerebbe nessuna influenza rilevante sul moto degli altri pianeti del Sistema Solare. Ma al suo perielio di 200AU, massima vicinanza al Sole, questo potrebbe causare delle perturbazioni gravitazionali sulle orbite dei pianeti, che si possono rilevare usando sonde spaziali.

La sonda Cassini che dal 2004 orbita intorno a Saturno dovrebbe aver rilevato queste perturbazioni sulla sua orbita, se il Pianeta X davvero esiste. Nella ricerca, pubblicata assieme al collega  Jacques Laskar dell’Osservatorio di Parigi, le zone dove guardare sono state delimitate. Non avendo un riscontro tra il modello al computer e le misurazioni fatte dalla sonda, il campo di ricerca è stato ridotto del 50%.

Per riuscire a vedere il pianeta nascosto, gli scienziati dovrebbero utilizzare un telescopio molto grande, senza nemmeno sapere dove guardare. Con questa ricerca, invece, si è riusciti a fare un passo avanti, essendo Cassini l’unico strumento in grado di fare questo tipo di misurazioni nel Sistema Solare per rilevare il Pianeta Nove.

I ricercatori avvisano, che se si estendesse la durata di missione della sonda fino al 2020, il campo di ricerca verrebbe ristretto ulteriormente. Ma difficilmente questo potrebbe avvenire, dato che la fine della missione Cassini è prevista per settembre 2017, con una caduta nell’atmosfera del gigante gassoso. Non tutte le speranza sono perdute, però. Quest’anno la sonda NASA Juno raggiungerà a Giove. Con l’uso dei dati forniti dalla sonda, le misurazioni degli scienziati potranno essere precisate migliorando il modello INPOP per la ricerca del nono pianeta. L’unico limite è che Giove, se esiste davvero un compagno 10 volte la massa della Terra, sarebbe meno sensibile al suo passaggio.

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