Bellezza, ecco i trend del ritocco: lifting sempre prima e più punturine per lui

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C’era una volta il ‘tagliando’ di primavera, con un boom di richieste di ritocco per provare a cancellare in tempo per l’estate – a colpi di aghi e bisturi – i danni dell’età che avanza o degli stili di vita sbagliati. “Oggi non è più così. Le corse dell’ultimo minuto sono un ricordo del passato e gli interventi sono diventati un fenomeno ‘4 stagioni'”. Ad analizzare il trend per l’AdnKronos Salute è il chirurgo plastico Paolo Santanchè. Per piacersi di più davanti allo specchio, spiega, “ora la gente sceglie il periodo più comodo in base agli impegni di lavoro, ai viaggi, alle ferie, al clima. Se un tempo ad aprile-maggio non c’era pace, mentre ottobre era un mese morto, adesso le domande sono molto più distribuite” e in crescita. “Gli interventi si fanno sempre, anche perché il recupero richiede solo un paio di settimane, e si fanno tutti”. Con “un aumento esponenziale dei lifting, via via più precoci”, e “un incremento maschile” della voglia di ‘punturine’. Botulino e filler stanno diventando ‘unisex’: “Se per la chirurgia la quota di uomini si attesta intorno al 20% – stima l’esperto – per le iniezioni sale ormai anche al 30%”.

lifting 01Liposuzione, mastoplastica additiva per un seno più generoso e rinoplastica per un naso più armonico restano sicuramente i ritocchi “più conosciuti e ‘plateali’ – continua Santanchè – ma si fanno anche molte blefaroplastiche” per risollevare le palpebre e “negli ultimi anni assistiamo a una netta crescita dei lifting: sono aumentati tantissimo, e nello stesso tempo è scesa l’età di chi li chiede”. Il nuovo paziente-tipo ha un decennio di meno: “Dai 40 ai 45 anni lei, 5-10 in più lui. Hanno finalmente capito – commenta lo specialista – che muoversi in anticipo significa sembrare 10 anni più giovani a un’età in cui si ha ancora molto da dire”. Togliere una decade di rughe, cedimenti e stanchezza quando si è negli ‘anta’, vuol dire tornare ad apparire come negli ‘enta’. “Non è poco, senza contare che il risultato è migliore e più duraturo, e l’operazione più sicura”.

MUSCOLI PALESTRA - CopiaFra gli altri interventi particolarmente graditi al ‘sesso forte’, con buona pace delle “sessioni di palestra più impegnative, abitudine decisamente più diffusa nella popolazione maschile rispetto a quella femminile – prosegue il chirurgo – ci sono la liposuzione nella zona addominale”, quella delle ‘maniglie dell’amore’ e della pancetta, “ma sono sempre più richiesti anche gli interventi al torace. In molti, soprattutto giovani dai 30 ai 40 anni, presentano oggi accumuli di grasso nella zona mammaria che fino a qualche anno fa non si vedevano tanto di frequente. La mia ipotesi è che dipendano da un cambiamento dell’alimentazione”. Santanchè tiene a ricordare che ogni ritocco ha un campo d’impiego ben preciso: “Filler e botulino sono strumenti eccezionali – conferma – a patto però di usarli correttamente. Rappresentano ad esempio un utilissimo complemento alla chirurgia estetica. Oppure possono essere un ‘ponte’ nell’attesa dell’intervento, o ancora un modo per perfezionare il risultato dell’operazione. Ma non vanno assolutamente considerati un sostituivo alla chirurgia” e la spiegazione è anatomica, ammonisce l’esperto.

fillerIn concreto, infatti, “per assicurare al paziente un aspetto naturale – elemento necessariamente prioritario – bisogna ‘riempire’ quello che si è svuotato e ‘stirare’ quello che si è rilassato. Se invece si cerca di riempire quello che si è rilasciato, succede che prima di riuscire a tirarlo il tessuto si gonfia a dismisura”. E’ così che si producono deformità ed eccessi spesso sotto i riflettori delle cronache rosa: “Quando si sente dire che qualcuno è stato ‘sfigurato dalla chirurgia estetica’ – assicura lo specialista – 9 volte su 10 il problema non è stato il ‘bisturi’, bensì i filler usati per indicazioni sbagliate. Affidarsi a un buon chirurgo significa avere a disposizione tutta la gamma di trattamenti, ai quali ricorrere nel rispetto delle indicazioni per cui nascono”. E attenzione: “Un lifting ben eseguito non è quello che tira la pelle (purtroppo lo fanno ancora in molti) – ammonisce Santanchè – ma quello che agisce sulle strutture portanti del viso. Solo così si rallenta l’invecchiamento senza distorsioni”.

 Un altro aspetto da approfondire è l’età dell’intervento. Se da un lato “le richieste dei giovanissimi sono molto rare, e in genere sono motivate da un problema reale legato per esempio a un fortissimo dimagrimento che genera la necessità di ridisegnare la figura”, ragiona l’esperto, dall’altro “alcuni decidono di ricorrere al lifting anche a 70 anni e oltre. In questi casi bisogna essere prudenti e realistici: non solo se l’età è troppo avanzata il risultato non sempre è lo stesso e tende a durare di meno perché i tessuti non sono più quelli di una volta, ma possono insorgere anche problemi di sicurezza. Dopo i 70 meglio valutare bene ogni aspetto, e più avanti ancora conviene proprio rassegnarsi”. Santanchè lancia inoltre un appello: “Guardatevi sempre dalle novità. Nella maggior parte dei casi potrebbero essere delle bufale, a volte pericolose. Ricordiamoci ad esempio il caso delle protesi al seno all’olio di soia: venivano pubblicizzate come naturali, tutte biologiche, ma l’olio alla lunga diventa rancido e alla fine sono state vietate. Come pure l’acido ialuronico per gonfiare il seno: lo riempiva di ‘grumi’ che sembravano noduli e rendevano impossibile l’autopalpazione per la prevenzione del cancro. Proibito anche quello. Il buon senso dovrebbe guidarci, ma c’è sempre chi specula e dobbiamo ricordarlo”.

L’ultimo capitolo riguarda il ‘prezzo giusto’. “Un buon intervento non può costare poco. Servono l’anestesista, la sala operatoria, il tempo di recupero, i prodotti migliori”, elenca lo specialista. Invece “si sentono prezzi inspiegabilmente bassi, a discapito del risultato e soprattutto della sicurezza. Come ogni cosa – conclude Santanchè – anche un intervento di buon livello hai suoi costi e puntare al risparmio non paga”. Anzi, si rischia di perderci in salute e pure in soldi: “Rifare tutto per riparare all’errore costa di più, eppure le domande di re-intervento sono tantissime. Troppe”.

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