“Ora non colpevolizziamo l’intera categoria. Gli infermieri non sono dei ‘killer’, sono gli unici professionisti della salute che hanno come missione l’assistenza ai pazienti 24 ore su 24. Certo possono assorbire il faticoso carico di quest’assistenza continuativa, e possono esserci alcuni casi di forte stress ed esaurimento: per questo servirebbero dei percorsi per aiutare il professionista a gestire questi meccanismi nel migliore dei modi”. Lo afferma all’Adnkronos Salute Barbara Mangiacavalli, presidente dell’Ipasvi, la Federazione nazionale dei Collegi infermieri, commentando il caso dell’infermiera dell’ospedale di Piombino accusata di aver ucciso 13 pazienti con iniezioni di eparina. “In Italia ci sono 430 mila infermieri – spiega Mangiacavalli – che lavorano con impegno e competenza senza mai far mancare il loro apporto al paziente. All’interno di un ospedale sono i lavoratori che stanno più a contatto con la malattia e la sofferenza, sicuramente più del medico. Per questo è un’attività delicata che necessita di una ottima salute psicologica, che può essere valutata al momento dell’assunzione da parte dell’Asl o dell’ospedale“. “Non voglio entrare nel merito del caso di Piombino, c’è un’indagine della magistratura e poi ci sarà anche l’intervento dell’Ordine. Ma mi chiedo – conclude la presidente dell’Ipasvi – come abbia potuto agire da sola questa infermiera quando molte attività all’interno di un reparto vengono gestite in team“.